(Rinnovabili.it) – La Commissione europea sbeffeggia un Parlamento diviso e prosegue per la sua strada: cancellerà le direttive sulla qualità dell’aria e il riciclo. Nonostante la maggioranza dei deputati avesse criticato le proposte, i negoziati fra i partiti per arrivare ad una risoluzione congiunta che si opponesse al 2015 Work Programme della Commissione sono falliti miseramente. Ciascun gruppo ha seguito la propria linea, e le votazioni a Strasburgo ne hanno risentito.
Tuttavia, la maggioranza dei deputati ha votato una mozione che critica il ritiro delle proposte ambientali dai piani di quest’anno.
Il Parlamento, dunque, sebbene in ordine sparso, si è espresso contro una nuova regolamentazione che vada a scapito dell’ambiente. Ma un portavoce della Commissione ha chiarito che l’esecutivo comunitario non ha intenzione di modificare i suoi piani, in barba al voto dei parlamentari. «Per quanto riguarda il Pacchetto aria – ha spiegato la fonte – abbiamo detto chiaramente che noi non ritiriamo la proposta di tetti nazionali alle emissioni, ma cercheremo di modificarla nel corso dei negoziati esistenti. Sul Pacchetto economia circolare, la Commissione intende ritirare la proposta esistente e sostituirla con piani più ambiziosi entro la fine del 2015».
Il problema politico che permette alla Commissione di fare il suo gioco è semplice: mentre molti hanno già dimostrato il loro sostegno per limiti di inquinamento atmosferico più rigorosi, alcuni Stati membri potrebbero opporsi a mosse per rafforzare gli standard di qualità dell’aria, dato che stanno ancora lottando per soddisfare quelli attuali.
Stessa cosa per il cosiddetto pacchetto sull’economia circolare, che Bruxelles ritirerà completamente fino al 2016. L’idea è quella, almeno a parole, di introdurre l’anno prossimo un nuovo quadro di regole più ambizioso. Ma l’obiezione di molti parlamentari è questa: per quale motivo, invece di intervenire con miglioramenti sull’impianto normativo preesistente, lo si vuole cancellare per ricostruirlo da zero? Il timore è che, così facendo, non solo non esisterebbe certezza riguardo agli standard che verrebbero introdotti in futuro, ma salterebbero le normative sul riciclo e lo smaltimento dei rifiuti, con il rischio di veder finire in fumo le fatiche che molti Stati hanno compiuto per adattarsi e migliorarne il ciclo.