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Innovazione: bollicine di CO2 per purificare le acque reflue

purificare le acque reflue

 

La tecnologia a colonna di bolle di CO2 permetterebbe di purificare le acque reflue risparmiando energia

(Rinnovabili.it) – Utilizzare la CO2 per purificare le acque reflue, eliminando in maniera efficiente virus e batteri. Questa la scommessa di un gruppo di ricercatori australiani alle prese  con una nuova tecnologia per il trattamento dei reflui.

L’accesso all’acqua pulita è qualcosa che molti danno per scontato, ma in gran parte del mondo continua a essere un problema serio dalle gigantesche dimensioni. I numeri di quest’emergenza li ha ricordati lo scorso giovedì la Giornata mondiale dell’acqua 2019; un dato su tutto: oltre 700 bambini sotto cinque anni muoiono quotidianamente per patologie legate a risorse idriche contaminate e scarse condizioni igienico sanitarie.

 

In questo contesto, il ruolo delle tecnologie di depurazione e sterilizzazione è fondamentale. Il lavoro dell’Università del New South Wales (UNSW) di Canberra si inserisce in questo filone di ricerca con un nuovo ed efficiente metodo che prevede di usare bolle calde di anidride carbonica. Il processo, descritto nella pubblicazione su Clean Water (pdf in inglese), prevede di riscaldare la CO2 e quindi convogliarla in un serbatoio di acque reflue. Risalendo dal fondo del serbatoio fino in superficie, la colonna di bollicine d’anidride carbonica trasferisce calore a ciò che la circonda uccidendo batteri e virus presenti.

 

A differenza di precedenti tentativi con sistemi simili, il biossido di carbonio non ha bisogno di essere pressurizzato per compiere il lavoro, abbassando dunque i costi energetici del sistema. Negli esperimenti, i ricercatori hanno riscaldato il gas a differenti temperature, quindi lo hanno fatto gorgogliare attraverso una soluzione contenente sala da cucina e batteri E. coli e virus MS2. Il range di temperature più efficace per la depurazione è risultato essere da 100 °C a 205 °C. 

 

Il team dice che il metodo ha diversi vantaggi rispetto alle tecniche di sterilizzazioni esistenti: il metodo è più efficiente dal punto di vista energetico poiché è necessaria meno energia per riscaldare il gas che per far bollire i liquidi, è potenzialmente meno dannoso rispetto ai metodi chimici come l’aggiunta di cloro, ed è un sistema più semplice rispetto all’utilizzo delle radiazioni UV.

Questa nuova tecnica potrebbe diventare un nuovo candidato tecnologico alla sterilizzazione idrica, in grado di competere con quelle esistenti“, afferma Adrian Garrido Sanchis, autore dello studio. “Il fatto che il processo possa utilizzare gas CO2 riscaldato anziché acqua riscaldata e la possibilità di riutilizzare i gas di scarico dai processi di combustione rende il nuovo processo potenzialmente più efficiente dal punto di vista energetico”.

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