L’85% dei comuni intervistati ha evidenziato la presenza sul territorio di competenza di abitazioni ed edifici costruiti su aree a rischio frana. Il climate change minaccia la sicurezza degli italiani
L’85% dei comuni intervistati (1.121) ha evidenziato la presenza sul territorio di competenza di abitazioni ed edifici costruiti su aree a rischio frana; il 56% dei comuni ha dichiarato di aver isolato fabbricati industriali in zone perciolose, il 31% interi quartieri, il 20% strutture pubbliche come scuole e ospedali, il 26% strutture commerciali o ricettive mettendo così a rischio un totale di circa 5 milioni di persone.
“I drammatici eventi che hanno colpito di recente Liguria, Toscana, Sicilia, Calabria sono solo le ultime tragiche testimonianze di quanto il territorio italiano abbia bisogno non solo di un grande intervento di prevenzione su scala nazionale ma anche di come la popolazione debba essere informata e formata ad affrontare gli eventi calamitosi” ha spiegato la direttrice generale di Legambiente, Rossella Muroni.
Punto nodale per la salvaguardia della popolazione dal rischio idrogeologico anche l’informazione: solo il 33% dei municipi intervistati ha recentemente effettuato interventi di sensibilizzazione delle popolazione sulla delicata tematica e solo il 29% ha organizzato esercitazioni per testare l’efficienza dei distaccamenti locali della protezione civile con nessun comune segnalato come “ottimo” nella classifica che elenca i comuni che meglio hanno agito sulla mitigazione del rischio idrogeologico.
I comuni più virtuosi sono Peveragno (CN), Endine Gaiano (BG), e Senigallia (AN) con il punteggio di 8,5 mentre gli ultimi posti in classifica sono stati Bagnoli Irpino, Moschiano e Quindici (AV), Castelmassa (RO), Biccari (FG), Garessio (CN), Sannicandro di Bari (BA), Monterosso Calabro (VV) che hanno ottenuto un pesante 0,5 in pagella, ma il fanalino di coda è Lagnasco (CN), con un punteggio pari a zero.