(Rinnovabili.it) – Una nuova ricerca ha evidenziato la presenza di un meccanismo di feedback attraverso il quale il protossido di azoto, gas ad effetto serra che insieme al metano e all’anidride carbonica maggiormente contribuisce al riscaldamento globale, viene influenzato dai modelli meteorologici.
Gli scienziati del Center for Global Change Science del Massachusetts Institute of Technology, (Cambridge-USA) hanno recentemente sviluppato un modello digitale che simula i livelli di emissioni di protossido di azoto nelle diverse regioni ed ecosistemi di tutto il mondo e sulla base dei dati relativi a temperature e umidità ha elaborato delle simulazioni. Dai panorami elaborati è emerso che 5 diverse regioni del mondo attraversano fasi caratterizzate dalla diminuzione del protossido di azoto durante il passaggio del fenomeno meteorologico conosciuto come El Niño che periodicamente causa l’aumento della temperatura delle acque dell’oceano Pacifico. Nelle stesse regioni, al contrario, le emissioni di gas a effetto serra aumentano durante il la presenza del fenomeno La Niña, che è per molti aspetti fase opposta di El Niño e porta l’acqua più fredda nel Pacifico abbassandone la temperatura.
Noto per i suoi usi pratici che spaziano dal campo medico all’automobilistico, il protossido di azoto fuoriesce naturalmente dal suolo, dove i microbi decompongono composti azotati, rilasciando il gas come sottoprodotto. Negli ultimi 35 anni le attività umane come l’agricoltura, e in particolare l’uso di fertilizzanti, hanno però determinato un aumento delle emissioni di ossidi di azoto, contribuendo al riscaldamento globale.