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Proteste ambientali: nativi americani etichettati come terroristi

Le proteste ambientali che potrebbe scatenare l’installazione dell’oleodotto Keystone XL pare che siano considerate dalle autorità come azioni violente messe in atto da criminali e potenziali terroristi

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La risposta governativa alle proteste ambientali di Keystone potrebbe essere aggressiva

 

(Rinnovabili.it) – Dalle proteste ambientali all’accusa di terrorismo il passo è breve. Sembra paradossale, ma è quello che sta succedendo negli Stati Uniti dove il gruppo indigeno della riserva di Fort Peck nel Montana teme che l’installazione dell’oleodotto Keystone XL possa danneggiare l’approvvigionamento idrico della sua tribù e profanare siti nativi americani sacri. La risposta governativa, stando ad alcuni documenti reperiti dalla American Civil Liberty Union (ACLU) del Montana e consultati dal Guardian, sembrerebbe non aver avuto mezzi termini: gli oppositori del oleodotto sono degli estremisti, dei violenti criminali e dei potenziali terroristi contro i quali è necessario rispondere in maniera aggressiva. Sempre secondo questi documenti, infatti, la polizia si è organizzata per una controffensiva alle possibili proteste verso Keystone, inviando sul posto ufficiali impegnati in una intensa sorveglianza.

 

Con un carico giornaliero di 830.000 barili di petrolio, lungo un percorso di 1.204 miglia, dall’Alberta (Canada) a Montana, Sud Dakota e Nebraska, collegando il gasdotto Keystone esistente e le raffinerie del Texas, il progetto, ripreso da Donald Trump l’anno scorso, avrebbe attraversato dozzine di fiumi e torrenti e si sarebbe avvicinato a una serie di riserve dei nativi americani, scatenando attacchi legali e addirittura la recente sentenza di un giudice che si è espresso a favore di una sua revisione ambientale completa. Se il progetto del gasdotto otterrà le approvazioni finali con il conseguente avanzamento della costruzione nei prossimi mesi, è molto probabile che scattino manifestazioni di massa simili a quelle scatenate dal gasdotto Dakota Access (Dapl), sostenute da attivisti in tutto il mondo, ma che hanno portato a controlli dell’FBI e al perseguimento di centinaia di attivisti.

 

Le preoccupazioni e i sospetti dei difensori dei diritti civili sul trattamento che il governo intenda riservare agli attivisti indigeni sono stati confermati. In particolare, da uno di questi documenti ottenuti dall’ACLU si evince che le autorità hanno ospitato una recente sessione di formazione “anti-terrorismo” nel Montana; il Department of Homeland Security (DHS) e l’Agenzia federale di gestione delle emergenze hanno anche organizzato un corso di “operazioni sul campo” per insegnare “procedure di arresto di massa, tecniche di controllo antisommossa e altri metodi di controllo della folla”. Non è chiaro se l’azione governativa fosse specifica per Keystone o no, anche se per l’ACLU tale formazione messa in campo dalle autorità sarebbe stata preparatoria proprio in vista di un probabile scoppio di proteste ambientali.