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Le promesse sul clima non centrano gli obiettivi

Le promesse sul clima non centrano gli obiettivi-

 

(Rinnovabili.it) – Le promesse delle grandi economie industrializzate sono molto lontane dal centrare gli obiettivi sul clima fissati dalle Nazioni Unite. La denuncia viene dal Climate Action Tracker (CAT), gruppo di monitoraggio sui progressi del mondo in merito alle misure per contenere il riscaldamento globale. La notizia, legata ad un report diffuso ieri, piomba nel bel mezzo dei negoziati preparatori ad un accordo globale sulle emissioni in scena a Bonn. Non solo, ma chiamano in causa anche il G7, che si riunirà nel fine settimana a Monaco di Baviera.

 

Le promesse sul clima non centrano gli obiettiviSecondo il CAT, gli impegni sul taglio della CO2 annunciati da 31 economie – membri del G7 più Unione Europea – contribuiranno, al 2030, solo per il 30% del necessario. Urgono dunque sforzi molto più seri. Tra poco più di sei mesi, i 195 paesi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) dovranno suggellare, in seno alla COP 21, un patto in grado di limitare il global warming ai fatidici 2 °C rispetto al livello pre-industriale.

«Proposte ambiziose di riduzione dei gas serra dal G7 e dall’UE sono fondamentali per un esito positivo a Parigi – ha concluso l’analisi del CAT – Questi paesi sono responsabili complessivamente per circa il 30% delle emissioni di gas serra a livello mondiale e valgono oltre il 40% del PIL globale». Il Climate Action Tracker, sostenuto da scienziati dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sugli impatti climatici (PIK) e altre organizzazioni tedesche, effettua regolari valutazioni sui progressi verso l’obiettivo dei 2 °C. Entro il 2025, stando ai loro calcoli, l’azione dei 31 paesi ricchi in questione raggiungerebbe soltanto il 20% del contributo che dovrebbero fornire entro quella data, che salirebbe al 30% nel 2030. Il best performer sarebbe il blocco dell’Unione Europea, che ha promesso di ridurre le emissioni del 40% entro il 2030 rispetto al 1990. Il grande ritardatario sarebbe invece Canada, il cui impegno porterebbe ad un misero taglio del 2% della CO2 rispetto al 1990.

 

Stanno aumentando gli studi con cui il mondo scientifico tenta di avvertire la politica che dare ascolto alle lobby dell’industria non potrà che far male a cittadini e ambiente. Chissà se questa pressione sarà sufficiente a far sì che vengano rivisti obiettivi conservativi grazie all’aggiunta di impegni più sostanziali.

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