L'allarme dei produttori pugliesi riuniti nel movimento gilet arancioni: stime di produzione in calo del 57%. Temperature estreme espongono le piante al virus Xylella.
Produzione olio d’oliva: la Commissione europea prevede cali in tutti i Paesi leader di settore, eccezion fatta per le coltivazioni intensive spagnole
(Rinnovabili.it) – Il cambiamento climatico è la prima causa del peggior calo nella produzione di olio d’oliva italiano negli ultimi 25 anni: a sostenerlo sono i gilet arancioni, il movimento di produttori pugliesi nato lo scorso dicembre per chiedere maggiori tutele al settore dell’olivicultura in ginocchio da anni anche a causa della diffusione del virus Xylella.
Le stime di raccolto per quest’anno parlano di un -57%, il peggior dato nell’ultimo quarto di secolo; per i produttori, la flessione non è semplicemente da ascriversi al virus xylella, ma coinvolge fattori ben più estesi e difficili da gestire: “Tre o quattro giorni di temperature a 40° C in estate, 10 giorni senza pioggia in primavera o persino un paio di giorni di freddo polare sono più significativi della media annuale per i coltivatori di olive – ha spiegato il professor Riccardo Valentini, direttore del Centro Euro Mediterraneo per il Cambiamento climatico – Abbiamo ormai dati chiari che indicano questi picchi nelle temperature come i maggiori responsabili della scarsa produzione di alimenti”.
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Le temperature medie nell’area del mediterraneo sono aumentate di circa 1,4° C rispetto all’era preindustriale, superando, di molto, la media mondiale ferma intorno a +1° C. Allo stesso tempo, le precipitazioni sono diminuite del 2,5%. Negli ultimi 18 mesi, il Bel Paese è stato colpito in sequenza da ondate di freddo anomale durante la primavera, una delle estati più calde della storia recente e uno degli autunni più piovosi: le estreme condizioni climatiche indeboliscono piante forti come gli ulivi rendendoli più esposti al virus xylella fastidiosa.
Secondo le stime di Coldiretti, il collasso della produzione olio di quest’anno sarebbe già costato agli agricoltori circa 1 miliardo di euro.
Anche le stime della Commissione europea prevedono un ampio calo di produzione di olio di oliva nell’eurozona: oltre all’Italia, Portogallo (-20%) e Grecia (-42%) dovrebbero essere i Paesi più colpiti. In controtendenza la Spagna, maggiore produttore europeo per quantità di olio d’oliva, le cui coltivazioni intensive dovrebbero riequilibrare le carenze degli altri Paesi membri dell’Ue.