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La primavera in Artico arriva 16 giorni prima

Al Polo Nord, quest'anno, la primavera arriverà due settimane in anticipo rispetto a dieci anni fa, un segno evidente del cambiamento climatico in Artico

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In Artico le temperature preoccupano gli scienziati

 

(Rinnovabili.it) – La primavera in Artico quest’anno arriverà più di due settimane prima rispetto a dieci anni fa, segno che il cambiamento climatico ha inciso profondamente nell’avvicendarsi delle stagioni sul pianeta. Più si sale verso nord, più la trasformazione è evidente. Lo afferma una ricerca pubblicata venerdì sulla rivista Scientific Reports. I dati fanno crescere la preoccupazione per l’aumento di temperatura in Groenlandia, Siberia, Alaska e altre regioni del profondo nord, che hanno recentemente vissuto picchi di temperatura insolitamente lunghi e frequenti.

Gli esperti dell’Università della California hanno basato il loro lavoro su rilevazioni delle temperature, oltre 700 studi fenologici e sulle migrazioni degli uccelli, i tempi di fioritura delle piante e i movimenti degli anfibi. I risultati hanno evidenziato un’anticipazione della primavera nelle latitudini sopra l’equatore.

Proiettando l’analisi su una scala temporale di 10 anni, questo significa che la fine dell’inverno arriverà 16 giorni prima nell’Artico. Gli autori affermano che nell’estremo nord del mondo il tasso di regressione della stagione è circa tre volte maggiore di quanto previsto dagli studi precedenti.

 

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Questo sottolinea quanto il cambiamento climatico incida nella regione artica, dove le temperature stanno crescendo due volte più rapidamente della media globale e le lastre di ghiaccio marino si stanno rapidamente riducendo di superficie.

La tendenza al riscaldamento è stata insolitamente vistosa nelle ultime settimane. Sebbene il sole non sia ancora sorto sulla calotta polare, le temperature hanno fatto registrare altezze record per il periodo. I termometri, infatti, sono stati sopra lo zero per 61 ore consecutive nel 2018, un tempo triplo rispetto ai record precedenti. Le misure arrivano dalla stazione di monitoraggio meteorologico più settentrionale della Groenlandia. Un dato che dimostra come, mentre le temperature medie globali sono aumentate di circa 1 °C dai livelli preindustriali, il riscaldamento al polo si avvicina ai 3 °C, con conseguenze drammatiche sulle masse ghiacciate.