Land grabbing e deforestazione legalizzati fino al 2011
(Rinnovabili.it) – Un condono tombale per i responsabili della deforestazione in Amazzonia. Lo ha concesso il presidente del Brasile, Michel Temer, firmando una legge passata in congresso che legalizza delle occupazioni illegali di foresta per abbattere gli alberi e farne pascoli. Un land grabbing in piena regola, che ora è stato legittimato dal timbro presidenziale. Quasi a dire che strappare la foresta alla natura o ai popoli indigeni, raderne al suolo centinaia di ettari e avviare attività agricole o zootecniche su scala industriale è lecito, anzi conviene.
Secondo la nuova legge, chiunque si sia appropriato di pezzi di terra in Amazzonia prima del 2011 può usufruire del condono. Prima questa sanatoria arrivava solo fino al 2004. La superficie massima delle terre da rubare allo stato aspettando la legalizzazione è cresciuta da 1.500 a 2.500 ettari per persona. Inoltre, il costo dei titoli di proprietà è stato tagliato del 90%, e si calcola in base a un indice governativo che già prima valutava la terra al di sotto dei tassi di mercato.
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Una svendita in piena regola e una rinuncia dello stato, inquinato da una forte lobby degli allevatori fino ai punti più alti del governo. La terra diventa merce di scambio politico in un momento in cui il presidente Temer è sotto inchiesta per corruzione nell’indagine lava jato, che ha messo in ginocchio l’amministrazione precedente e fa traballare questa. Per ingraziarsi il Congresso (dove pullulano i rappresentanti degli allevatori) evitando che autorizzi la Corte suprema a giudicarlo per corruzione, il presidente ha dato il benestare a questa legge che sana il land grabbing.
«Temer governa per il proprio bene e non per il paese – ha dichiarato Márcio Astrini, coordinatore delle politiche pubbliche di Greenpeace Brasile – Senza vergogna, sta vendendo l’Amazzonia in cambio di voti contro il suo impeachment. Questo disegno di legge è assurdo, demoralizza lo Stato brasiliano e mostra come sia disposto a fare qualsiasi cosa per restare alla presidenza».