(Rinnovabili.it) – Tigri del Bengala ed elefanti sono alcuni degli abitanti delle colline Niyamgiri, un ricettacolo di biodiversità nello stato di Odisha, nell’India orientale. Le colline sono considerate territorio sacro dai Dongria Kondh, tribù indigena di 8 mila membri profondamente legata a quell’ambiente. È per portare le loro istanze alle istituzioni che Prafulla Samantara, leader storico dei movimenti sociali indiani, si è impegnato in una battaglia contro l’arrivo di una miniera di Bauxite sulle colline Niyamgiri. La tenacia di questa vertenza e il successo che ne è scaturito gli sono valsi il Premio Goldman 2017, condiviso con altri cinque attivisti ambientalisti provenienti da diverse parti del mondo.
Prafulla, 65 anni, è figlio di agricoltori, ha studiato economia e diritto trovandosi presto a ragionare sui temi della globalizzazione, dell’industrializzazione progressiva ai danni degli ecosistemi e delle diseguaglianze crescenti e del consumismo delle classi agiate. Da qui alla militanza nei movimenti sociali, il passo è stato breve.
Nel 2003, leggendo un annuncio sul giornale ha scoperto di un’audizione pubblica per discutere dell’estrazione di bauxite sulle colline di Niyamgiri. In quel momento, Prafulla seguiva una campagna contro una miniera in un distretto vicino ed era consapevole delle potenzialità distruttive del progetto. Sapendo che l’audizione pubblica non sarebbe stata accessibile ai Dongria Kondh, che vivono isolati e non conoscono l’inglese, l’attivista ha deciso di aiutarli a proteggere le colline.
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Nell’ottobre 2004, la Compagnia mineraria dell’Odisha (OMC) ha firmato un accordo con la Vedanta Resources, azienda con sede nel Regno Unito, per aprire la miniera di bauxite sulle colline Niyamgiri. Il progetto avrebbe fagocitato 670 ettari di foreste per estrarre circa 70 milioni di tonnellate di questa roccia sedimentaria da cui si ricava l’alluminio. Il tutto con il rischio concreto di inquinare corsi d’acqua da cui dipendono le sorti di milioni di persone più a valle. La foresta avrebbe dovuto lasciare spazio anche a tutte le strade per il trasporto della bauxite, con gran gaudio dei taglialegna e dei bracconieri.
Per bloccare il programma estrattivo, Prafulla ha incontrato tutti i capi villaggio, ottenendo il mandato di fare ricorso presso la Corte suprema. Organizzando insieme a loro manifestazioni e marce, ha costruito un movimento di opposizione alle attività estrattive sulle colline. Nel frattempo, investitori dal portafoglio gonfio come il fondo pensione norvegese e la Chiesa d’Inghilterra, hanno ritirato i capitali dalla Vedanta Resources preoccupati per la sorte delle comunità locali.
Nel 2013, sul progetto è calata la scure della Corte, che ha dato ragione al ricorso di Prafulla. La sentenza del giudice, in sostanza, dichiarava le comunità locali legittimate ad avere l’ultima parola sui progetti minerari nelle loro terre. Con un voto unanime, tutti e 15 i villaggi hanno respinto la miniera di bauxite. Sono andati a vuoto anche i tentativi della Compagnia mineraria statale di portare avanti il progetto senza la joint venture degli inglesi. La Corte d’appello nel 2016 ha ribadito la sentenza, mettendo fine alle speranze dell’industria.