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Alluvioni e siccità: il ruolo delle polveri sottili prodotte dalle centrali energetiche

polveri sottili centrali energetiche carboneLe polveri sottili causerebbero reazioni chimiche capaci di modificare le formazioni nuvolose e influire quindi sul clima

 

(Rinnovabili.it) – I moderni impianti di produzione energetica alimentati a carbone producono più polveri sottili del settore automobilistico e possono persino modificare la distribuzione delle precipitazioni: a sostenere la tesi una ricerca tedesco-australiana portata avanti negli ultimi 15 anni.

 

Secondo lo studio condotto dal professor Wolfgang Junkermann del Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e dal professor Jorg Hacker dell’Airborne Research Australia, i sistemi di filtraggio delle più moderne centrali energetiche alimentate dalla combustione del carbone sono i maggiori produttori di polveri sottili al mondo, persino più del comparto automobilistico, ritenuto dai più la principale causa di microparticelle pericolose per la salute.

 

La ricerca, pubblicata nel Bulletin of American Meteorological Society, suggerisce anche la possibilità che le polveri sottili (UFP) possano modificare la distribuzione delle precipitazioni, sia su scala locale che regionale e che, una volta ammassatesi nell’atmosfera, possano essere trasportate per centinaia di chilometri e causare picchi di concentrazioni al suolo anche in aree molto distanti dal luogo d’origine.

 

Le rilevazioni dei due studiosi sono state effettuate in Europa, Australia, Messico e nella regione continentale della Mongolia sfruttando due dei più piccoli velivoli attrezzati con strumenti scientifici al mondo: “I nostri due piccoli velivoli sono particolarmente adatti a seguire i pinnacoli di fumo delle ciminiere per centinaia di chilometri e per studiarne il comportamento in dettaglio – ha spiegato il professor Hacker – In questa maniera abbiamo scoperto che le UFP possono influenzare i processi meteorologici e causare eventi climatici estremi, come, ad esempio, le piogge torrenziali”.

 

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Il team di scienziati ha combinato le proprie rilevazioni con i dati forniti dalle stazioni meteo per poi utilizzare modelli di dispersione utili a tracciare le origini delle precipitazioni: “Redistribuendo le piogge, le polveri sottili possono causare condizioni di siccità insolite in alcuni luoghi e contemporaneamente il persistere di precipitazioni sovrabbondanti in altre zone”, ha continuato il professor Hacker.

Nello specifico, il team di ricerca è riuscito a ricollegare l’aumento di piogge nell’interno dell’Ovest Australia e nel Queensland con le emissioni costanti di polveri sottili da parte di stazioni energetiche situate nell’area.

 

La dimensione microscopica (>100 nm) delle polveri prodotte dai filtri di ultima generazione nelle centrali alimentate a carbone avrebbe un forte impatto su determinati processi ambientali e sarebbe capace, in grandi concentrazioni, di alterare le proprietà delle formazioni di nubi e quindi la quantità di precipitazioni. Le UFP costituirebbero superficie di reazione per processi chimici eterogenei nell’atmosfera e agirebbero quindi come nuclei di condensazione delle nuvole.

 

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