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La Polonia dice no all’obiettivo climatico dell’IPCC

Varsavia fa muro insieme alla Repubblica Ceca, la Bulgaria e la Lettonia per escludere dalle politiche europee l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2100

La Polonia dice no all’obiettivo climatico dell'IPCC

 

(Rinnovabili.it) – Le premesse che accompagnano il count down verso la COP di Parigi, non sembrano essere delle migliori. Alle ritrosie e dietrofront registrate dalle grandi potenze extra-Ue si aggiungono in questi giorni anche i capricci degli Stati Membri. La Polonia, insieme ad alcuni Paesi dell’Est Europa, ha fatto sapere di “respingere categoricamente” l’obiettivo climatico proposto dagli scienziati dell’IPCC, vale a dire di ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2100. La strenua opposizione del governo di Varsavia trova attualmente l’appoggio della Repubblica Ceca, della Bulgaria e della Lettonia. Le quattro nazioni hanno fatto muro, respingendo la proposta avanzata dall’ultimo Consiglio dei ministri dell’ambiente e dell’energia europei,  di integrare il target dell’IPCC nella politica ambientale dell’Unione  Europea.

 

La notizia non deve sorprendere più tanto dal momento che la stessa Commissione europea, rappresentata dal commissario uscente Connie Hedegaard, ha dato solo un tiepido sostegno all’idea di raggiungere il target emissioni zero, affermando che, benché l’obiettivo fosse nella direzione giusta, “potrebbe essere un po’ prematuro affermarlo in modo diretto” e che probabilmente “non tutti gli Stati membri saranno pronti a raggiungerlo”. In realtà che l’impegno europeo non sia più quello di una volta lo si era capito bene e, caso mai ce ne fosse bisogno, ce lo ricorda anche l’europarlamentare Reinhard Bütikofer, co-presidente del Partito Europeo dei verdi. In un’intervista a Euractive Bütikofer ha spiegato senza tanti giri di parole: L’Unione europea sta abbandonando la leadership climatica per consegnarla a Stati Uniti e Cina […] Non un solo leader europeo era disposto a resistere alle forti pressioni delle Lobby [del settore dei combustibili fossili]”.