(Rinnovabili.it) – La strada dell’Unione Europea verso la ratifica dell’Accordo sul clima è sempre più in salita. A mettersi di traverso questa volta è la Polonia, che vede come fumo negli occhi l’ipotesi – avanzata negli ultimi giorni – di procedere prima a una ratifica a livello Ue, e solo in seguito con un voto dei singoli parlamenti nazionali. Il contenuto di una lettera inviata dal ministro dell’Ambiente di Varsavia Jan Szyszko ai suoi omologhi infatti lascia poco spazio alle interpretazioni.
La farraginosità e la lentezza dei membri Ue è ormai arrivata a livelli imbarazzanti. Colpa, se così si può dire, dell’inattesa ratifica dell’accordo sul clima da parte della Cina: inattesa per Bruxelles, che contava su un temporeggiamento ben più lungo di Pechino. Ma da quando il secondo più grande inquinatore del pianeta ha aggiunto la sua firma, il raggiungimento delle clausole minime perché l’accordo entri in vigore è dietro l’angolo. La soglia richiesta dei 55 Stati firmatari è stata superata, e quella del 55% delle emissioni è a un passo. Con l’India e il Giappone che stanno per unirsi, l’accordo può entrare in vigore alla COP22 di novembre senza che l’Ue si sia ancora mossa.
Per questo le diplomazie europee si dovrebbero incontrare venerdì 30: all’ordine del giorno la decisione di creare un binario preferenziale per la ratifica, che eviti la figuraccia e riservi un posto all’Europa nel gruppo dei Paesi che potranno decidere modi e tempi dell’implementazione. Ma in questo modo bisogna scavalcare la sovranità nazionale di tutti i membri. E la Polonia sembra decisa ad approfittarne.
Nella lettera inviata da Szyszko, infatti, Varsavia detta le sue condizioni: sì alla firma rapida a livello Ue, ma solo se saranno date precise garanzie alla Polonia. La richiesta è che venga tenuto conto degli sforzi compiuti finora dal paese est europeo e della specificità del suo mix energetico. Tradotto: la Polonia ha un’economia fortemente dipendente dal carbone e dalla lignite (che Szyszko cita espressamente), perciò la firma arriverà soltanto se Bruxelles acconsente a un trattamento di favore. Già lo scorso luglio Varsavia aveva chiesto uno “sconto” del 7% sulla riduzione delle emissioni nazionali rispetto all’obiettivo europeo fissato al taglio del 40% entro il 2030 sui valori del 1990.