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Politiche ambientali, un bene per l’economia

Un rapporto dell’OCSE smentisce la vulgata comune, secondo cui politiche ambientali stringenti abbattono la produttività. Invece, rilanciano economia e innovazione

Politiche ambientali rigorose sono un bene per l’economia

 

(Rinnovabili.it) – Chi ha detto che politiche ambientali stringenti e rigorose smorzano la produttività? Secondo uno studio dell’OCSE è tutto il contrario: le misure green sono progettate per “moralizzare” gli operatori del mercato, e possono migliorare l’efficienza. Come dice il proverbio, la necessità è la madre delle invenzioni. E le buone invenzioni, alla fine, pagano sempre.

 

La ricerca ha utilizzato un indicatore di nuova elaborazione, chiamato EPS, per misurare la serietà della politica ambientale in diversi Paesi dell’OCSE e confrontarlo nel tempo con gli oneri per l’economia (BEEP) che ne conseguono per il gruppo. Lo studio conclude che le nazioni hanno aumentato gli sforzi per lottare contro l’inquinamento e il cambiamento climatico negli ultimi anni. Tuttavia, anche se possono esserci stati vincitori e vinti a seguito di queste nuove politiche climatiche, il calo di produzione da parte di imprese più inquinanti è stato bilanciato, e forse anche superato, dalla riallocazione delle risorse in società in rapido sviluppo, che offrono modelli di business più puliti.

 

Lo studio dell’OCSE afferma che la crescita complessiva di un Paese tende a rallentare prima che le nuove politiche entrino in vigore, poiché le imprese lavorano per adattarsi alle nuove condizioni operative. Tuttavia, a questa contrazione segue presto un rimbalzo, con un incremento di produttività dopo l’entrata in vigore di norme ambientali più stringenti.

Austria, Olanda e Svizzera, sono tra i paesi che combinano politiche ambientali severe con una posizione relativamente favorevole alla concorrenza. Al contrario, i Paesi nordici e la Germania accoppiano politiche rigorose con pesanti oneri amministrativi e misure che ostacolano la concorrenza, mentre il Regno Unito potrebbe inasprire le sue politiche ambientali senza limitarla.

La relazione afferma poi  che gli strumenti normativi “green” più flessibili sostengono la produttività e permettono alle imprese di scegliere i modi più efficaci per ridurre le emissioni, facilitando l’emergere di nuove tecnologie e modelli di business.

 

L’OCSE dice anche che molti governi – e l’industria – istintivamente oppongono ai nuovi regolamenti, sostenendo che in seguito alla crisi economica mondiale non possono permettersi di introdurre politiche volte a contrastare i cambiamenti climatici, l’inquinamento atmosferico e altre sfide ambientali. Ma il messaggio del report è chiaro: le politiche ambientali più severe, se correttamente progettate, possono portare benefici all’ambiente senza alcun calo di produttività.

Per aiutare gli Stati a trovare il giusto equilibrio tra la limitazione delle attività dannose per l’ambiente e il mantenimento di produttività e buoni livelli di innovazione, l’OCSE afferma che i politici dovrebbero tenere a mente tre principi fondamentali:

 

– offrire forti segnali agli investitori e alle imprese, rendendo l’inquinamento più costoso

– utilizzare strumenti di politica flessibili che consentano di scegliere il modo più efficiente di innovare

– garantire politiche in grado di evitare che le grandi imprese ricevano vantaggi immeritati rispetto concorrenti più piccoli.

 

Il rapporto arriva dopo il lavoro molto simile del Grantham Insitutute, che il mese scorso ha rilevato come i benefici delle normative ambientali superino di gran lunga i costi. Sullo sfondo risuona l’eco del recente rapporto New Climate Economy, che ha indicato come il mondo potrebbe “decarbonizzarsi” senza danneggiare l’economia.