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PM10, le regioni padane misureranno la nocività

Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Valle d'Aosta hanno infatti iniziato a studiare nuove modalità per contribuire fattivamente alla riduzione dell'inquinamento atmosferico

Le Regioni del Bacino padano procedono spedite nel supportare il ministero dell’Ambiente nella redazione del Piano Aria nazionale così come deciso in occasione dell’incontro, avvenuto lo scorso 12 dicembre, fra il ministro Corrado Clini e il presidente, Roberto Formigoni. Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Valle d’Aosta, dunque, insieme alle province di Milano, Venezia e ai comuni di Milano, Venezia e Torino, hanno infatti iniziato a lavorare insieme, in un Tavolo tecnico, per studiare nuove modalità per contribuire fattivamente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Iniziando, e questa è la grande novità, dalla proposta da tutti condivisa, di adottare nuovo indicatori dell’inquinamento basati sulla qualità chimico fisica e sanitaria dei composti che permettano di stimare in modo più preciso il livello di pericolosità degli inquinanti. Il secondo obiettivo è quello di ottenere il riconoscimento della specificità orografica e meteoclimatica del Bacino padano. Al primo Tavolo tecnico hanno partecipato anche il direttore generale del ministero dell’Ambiente, Mariano Grillo, e il coordinatore del gruppo di lavoro nazionale per l’aria, Ivo Allegrini.

“La collaborazione con il ministero – ha commentato l’assessore regionale all’Ambiente, Energia e Reti, Marcello Raimondi – sta già dando i suoi frutti. Ci auguravamo di poter contribuire concretamente al Piano Aria Nazionale che l’Unione europea sollecita da tempo. Siamo dunque molto soddisfatti che finalmente sia iniziato un lavoro approfondito, su una questione così importante e sentita da questi territori”.

 

LE POLVERI SONO DIVERSE – Come detto, Regione Lombardia ha proposto una “lettura” della qualità delle polveri sottili che, essendo molto diverse fra loro, non possono essere considerate come un’unica grande famiglia. E’ un approccio completamente nuovo all’inquinante, che non si limita alla sola misurazione del peso – cosa che avviene oggi – ma lo classifica rispetto alle sue caratteristiche. Da questo tipo di analisi sarà quindi possibile approcciarsi alle fonti emissive in modi diversi, sicuramente più efficaci. Certo è un lavoro lungo, ma che ha già riscontrato il gradimento di tutti i partecipanti al Tavolo anche in vista della revisione delle normative europee. “L’azione ad ampio spettro contro gli inquinanti – ha sottolineato Raimondi – in questo modo sarà ancora più appropriata ed efficace. Queste sono misure strutturali, le uniche che, nel tempo, hanno dimostrato di portare risultati concreti”.

 

LA SPECIFICITA’ DEL BACINO PADANO – Le Regioni, ancora una volta, hanno chiesto che vanga riconosciuta la specificità orografica e meteoclimatica del Bacino padano. Perché il catino che contiene le città del nord Italia non permette un corrotto ricircolo d’aria e quindi la naturale dispersione degli inquinanti. A questo proposito le Regioni hanno concordato nell’individuare settori emissivi per i quali è necessario adottare standard, criteri, limiti e indirizzi omogenei, non derogabili e da applicarsi all’intera zona. E’ stata, anche, ribadita la necessità di colmare vuoti normativi che sono causa di rallentamento e/o ritardo all’azione regionale, nonché l’impellenza di interventi di coordinamento e integrazione delle politiche di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e dei trasporti con le politiche di tutela della qualità dell’aria. “La nostra disponibilità è totale – ha concluso Raimondi – e siamo certi che in questo modo potremo dare un contributo importante al miglioramento della qualità dell’aria”.