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In 4 mesi “Il Po d’Amare” ha pescato 92 kg di rifiuti di plastica

Conclusa la sperimentazione dell’innovativa trappola galleggiante per il marine litter sul fiume più lungo d’Italia. L’80% dei rifiuti arrivano dalla terraferma

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 I rifiuti di plastica intercettati dal Seasweeper nel Po danno vita a rifugi ecosostenibili

(Rinnovabili.it) – Ben 540 kg di rifiuti di cui 92 solo di plastica. Questo il “bottino” pescato in soli quattro mesi, nel Po, dal progetto sperimentale di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia. L’iniziativa, ribattezzata con il nome “Il Po d’Amare”, era partita lo scorso luglio con un ambizioso obiettivo: testare sul fiume più lungo d’Italia un innovativo sistema di cattura del marine litter per intercettare i rifiuti prima dell’arrivo in mare. Nel Mediterraneo, infatti, finiscono ogni giorno tonnellate di spazzatura, in gran parte plastica, e i fiumi (insieme agli scarichi urbani) costituiscono la strada principale percorsa da questi inquinanti.

 

Per dar manforte al fronte della prevenzione, la Fondazione e i due consorzi hanno installato a 40 km dalla foce un sistema di barriere galleggianti (Seasweeper) in grado di trattenere i rifiuti senza interferire con flora e fauna. Il progetto, attuato in collaborazione con l’Autorità di Bacino per il Po, ha dato i risultati sperati come spiega oggi Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile “è riuscito a dimostrare che è possibile intercettare i rifiuti prima che raggiungano il mare e diventino così un grave problema ambientale. Una volta in mare, infatti, i rifiuti a contatto con l’acqua salata, sono difficilmente riciclabili e nello stesso tempo le plastiche si trasformano nelle pericolose microplastiche”.

 

Da luglio a novembre 2018 le barriere fluviali progettate da Castalia, combinate con l’utilizzo imbarcazioni a pescaggio ridotto (“Sea Hunter”), hanno permesso di recuperare otto grandi sacchi di rifiuti.

La frazione più consistente è costituita dalla plastica, per lo più politilene (PE). Il resto sono scarti vegetali e alcuni contenitori in vetro. Il materiale intercettato è stato quindi inviato al riciclo previa selezione e separazione delle diverse frazioni e il granulato polimerico ottenuto dai rifiuti plastici è stato infine inviato a una azienda inglese per la realizzazione di una casetta rifugio (leggi anche La plastica recuperata dal Po diventa un rifugio ecosostenibile). “Ora – ha proseguito Ronchi – per passare dalla fase sperimentale del progetto ad una operativa replicabile su altri fiumi italiani, sembrerebbe utile introdurre nella legislazione nazionale un riferimento chiaro ed esplicito alla classificazione dei rifiuti presenti nei corsi d’acqua (oltre che nei laghi e nel mare) in modo da superare qualunque possibile incertezza interpretativa”.

 

Un’esigenza a cui il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa sta cercando di rispondere: “Come sapete siamo ormai prossimi all’arrivo in Consiglio dei Ministri della legge Salvamare, dove è prevista la collaborazione dei pescatori per il recupero della plastica in mare, ma posso assicurarvi che stiamo già lavorando affinché sia possibile raccogliere la plastica anche nelle acque dolci.  È un problema che mi sta enormemente a cuore, tutti insieme riusciremo a liberare dalla plastica il mare”.