(Rinnovabili.it) – Plastic busters ha salpato l’ancora. Il progetto promosso dall’Università di Siena – sotto l’egida dell’ONU – per monitorare lo stato dell’inquinamento del Mar Mediterraneo, è entrato finalmente nel vivo lo scorso 25 settembre con la partenza della nave scuola della Marina Militare, “Amerigo Vespucci”. A bordo della celebre imbarcazione i ricercatori senesi, con specifiche tecniche di monitoraggio, saranno impegnati a quantificare la presenza di plastiche nel tratto di mare da Livorno fino al porto francese di Tolone. Il compito dei biologi, coordinati dalla professoressa Maria Cristina Fossi, è quello di realizzare una mappa delle macroplastiche, e valutare la presenza di micro plastiche, raccogliendo campioni di plancton in superficie e in profondità, per misurarne la contaminazione.
Toccando i principali porti italiani e francesi, i ricercatori inoltre potranno coinvolgere nel progetto “Plastic busters” istituzioni e cittadini, attraverso iniziative di informazione e divulgazione. I primi prelievi sono già stati effettuati a intervalli di 20 – 30 miglia lungo tutto il Santuario Pelagos, il regno dei cetacei nel Mediterraneo. Il materiale raccolto e distribuito in sottocampioni di microplastiche, contaminanti e eventuali agenti patogeni (trasportati dalle materie plastiche), saranno analizzati nei prossimi giorni nei laboratori dell’Università di Siena.
“Siamo orgogliosi di dare il via insieme alla Marina Militare a questo importante progetto di tutela ambientale”, ha detto il professor Angelo Riccaboni, rettore dell’Università di Siena. “Si tratta della prima azione concreta della rete Med Solutions, coordinata dal nostro Ateneo, all’interno del network mondiale voluto da Ban Ki Moon e guidato a livello internazionale dall’economista Jeffrey Sachs. E’ la prima volta che le Università e le istituzioni della ricerca di tutti i paesi del Sud Europa hanno l’occasione concreta di collaborare insieme per contribuire fattivamente alla soluzione di problematiche di squilibrio ambientale, sociale ed economico. La rete di ricerca sarà uno strumento fondamentale per armonizzare le attività dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e concertare soluzioni immediate per lo sviluppo sostenibile”.