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Obiettivi climatici: dicono sì le aree con il 49% del PIL globale

PIL globale
Credits: Free-Photos da Pixabay

Uno studio di ECIU mette in luce come sempre più nazioni, equivalenti alla metà del PIL globale, abbiamo obiettivi carbon neutral.

 

(Rinnovabili.it) – L’ultima analisi dell’Energy and Climate Intelligence Unit (ECIU), un think tank con sede a Londra, ha rilevato che il 49% del PIL globale, che rappresenta oltre 39.000 miliardi di dollari, deriva da nazioni, città e regioni che hanno abbracciato gli obiettivi climatici delle zero emissioni nette.

 

Il rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici aveva avvertito qualche tempo fa che il mondo è già 1° C più caldo dei livelli preindustriali e che un aumento della temperatura di 2° C peggiorerebbe significativamente i rischi di siccità, inondazioni, caldo estremo e povertà per centinaia di milioni di persone. Il rapporto prevedeva che, se il mondo si impegnasse nel diventare carbon neutral entro il 2047, ci sarebbe una probabilità del 66% di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

 

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L’analisi di ECIU mette in luce come a soli 18 mesi dalla pubblicazione dal rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, le aree che producono circa la metà del prodotto interno lordo globale abbiano fissato degli obiettivi compatibili con le richieste dell’IPCC. “La maggior parte di questi obiettivi sono solo obiettivi”, ha dichiarato Richard Black, direttore del think tank, “ma mostrano comunque la rapidità con cui i responsabili politici decidono di agire. Specialmente, come nel caso di città e regioni, quando i loro governi nazionali non lo fanno.

 

L’analisi dell’ECIU mostra come, appena 9 mesi fa, solo il 16% del PIL globale fosse derivante da nazioni, stati, aree regionali e urbane (per l’esattezza 15) che intendevano raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Nel corso del tempo, però, le politiche climatiche di nazioni come il Regno Unito e la Germania, e di città della California e come Tokio (tra le aree più ricche del pianeta in termini di PIL), hanno notevolmente migliorato il quadro generale.

 

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In vista della COP26 del prossimo novembre a Glasgow, l’analisi del think tank esorta in conclusione il Regno Unito a farsi garante per il coinvolgimento della società civile, del mondo accademico, delle imprese e del settore finanziario nel pianificare l’espansione e una maggiore diffusione degli obiettivi della neutralità climatica.

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