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PFAS: rischio contaminazione per 19 milioni di americani. L’Italia fissa limiti nazionali

inquinamento pfasDiversi studi scientifici hanno appurato la correlazione tra esposizione ai PFAS e l’aumento di rischio di cancro

 

(Rinnovabili.it) – Circa 19 milioni di persone negli Stati Uniti rischiano di aver bevuto per anni acqua contaminata da composti perfluorurati e sostanze perfluoroalchiliche, i cosiddetti PFAS: a lanciare l’allarme è uno studio dell’associazione no profit Environmental Working Group supportato dal Northeastern University’s Social Science Environmental Health Research Institute.

Gli agenti contaminanti sono stati rinvenuti in 43 dei 51 Stati a stelle e strisce, con particolare concentrazione nei dintorni del lago Michigan e nelle zone più popolose della costa est e di quella ovest, soprattutto in California.

 

I PFAS, sono catene alchiliche idrofobiche fluorurate, acidi liquidi resistenti alle alte temperature e ai processi di degradazione in natura. Sono stati usati dagli anni ’40 in svariati settori industriali, dal trattamento delle pelli, alla produzione di contenitori, carta e imballaggi per uso alimentare, dai rivestimenti antiaderenti delle padelle alla realizzazione di abbigliamento tecnico (trattamenti con simili composti rendono i tessuti idrorepellenti).

 

Nel 2018, il Centers for Disease Control, una delle agenzie per la salute pubblica USA, aveva appurato che l’esposizione ai perfluorurati può aumentare il rischio di cancro, quello di incorrere in malattie che compromettono il sistema immunitario, rischia di diminuire la fertilità femminile e di alzare i livelli di colesterolo oltre a limitare lo sviluppo mentale e fisico dei bambini.

 

A febbraio 2019, l’Environmental Protection Agency (EPA) aveva annunciato il proprio piano d’azione per contrastare la diffusione dei PFAS sul suolo americano: un mix tra promozione della ricerca scientifica, raccomandazioni per la bonifica e la pubblicazione di nuovi dati aperti a tutti.

 

In attesa che l’EPA strutturi un piano d’azione più concreto per bonificare le falde contaminate da PFAS, gli esperti dell’Environmental Working Group hanno stilato una breve lista di raccomandazioni per limitare la contaminazione: limitare il consumo di cibi da fast food e quello di popcorn per microonde, il cui packaging viene spesso trattato con perfluorurati, ma anche attenzione all’acquisto di indumenti impermeabili, pentole antiaderenti e moquette antimacchia, tutti prodotti che possono contenere PFAS.

 

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In Italia, lo scandalo della contaminazione nelle provincie di Vicenza, Padova e Verona a causa dell’attività dell’azienda agricola Miteni ha portato alla ribalta il problema dei PFAS: dai primi anni 2000 fino al 2017, quando l’azienda ha chiuso i battenti, circa 350 mila persone sarebbero stati esposti a livelli elevati di sostanze perfluoroalchiliche nelle falde acquifere.

Il primo filone d’indagini della Procura di Vicenza, chiuso lo scorso gennaio, ha notificato l’iscrizione nell’albo degli indagati a 13 manager e tecnici dell’ex azienda agricola, tra cui i dirigenti giapponesi della Mitsubishi Corporation che hanno controllato la Miteni dal 2002 al 2009 e i tedeschi della Icig-International chemical investors subentrati al vertice aziendale dal 2009.

 

Il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha annunciato ieri, il 7 maggio, l’apertura di un tavolo istituzionale per porre limiti nazionali allo scarico di PFAS a catena lunga: il progetto vedrà la collaborazione di Minambiente, ISPRA, Snpa, Regione Veneto, Istituto superiore di Sanità e Ministero della Salute.

 

“Diamo una risposta immediata ai cittadini – ha commentato il ministro Costa – Vogliamo che con urgenza vengano fissati i limiti. Il tavolo inoltre lavorerà anche sui limiti dei cosiddetti ‘nuovi PFAS’ con un percorso normativo e tecnico e ascoltando anche il settore produttivo”.

 

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