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Petrolio: corroso e rattoppato l’oleodotto a Santa Barbara

Petrolio corroso e rattoppato l’oleodotto a Santa Barbara -(Rinnovabili.it) – Pieno di toppe e corroso fino ad aver mantenuto lo spessore di appena un millimetro e mezzo. Così si presentava ieri, agli occhi degli ispettori, l’oleodotto responsabile della fuoriuscita di petrolio che ha provocato il disastro ambientale in California.

La Plains All American Pipeline, gestore dell’impianto che ha inondato di greggio la costa di Santa Barbara il 19 maggio scorso, ha dunque mentito quando ha dichiarato che le tubature avevano mantenuto un 45% del loro spessore originario. La compagnia texana aveva fornito queste informazioni alle autorità di regolamentazione due settimane prima della catastrofe ecologica, ma l’indagine di ispettori terzi ha portato alla luce la verità. Gli ispettori hanno anche notato tre riparazioni alla tubazione interessata vicino al punto di rottura, toppe messe per limitare gli effetti della corrosione esterna.

 

Petrolio corroso e rattoppato l’oleodotto a Santa Barbara

 

La fuoriuscita di 2.400 barili di petrolio (400 mila litri) su quel tratto incontaminato di natura e nell’Oceano Pacifico, ha lasciato chiazze sulla superficie dell’acqua e nel terreno per oltre 14 chilometri lungo la costa. Due spiagge sono state chiuse e, secondo le previsioni della Guardia costiera, potrebbero servire mesi di lavoro per ripulire e bonificare la zona. Essa si trova ai margini di un santuario marino nazionale brulicante di balene, delfini, leoni marini, circa 60 specie di uccelli marini e più di 500 specie di pesci. Le acque circostanti sono presidiate da più di 20 piattaforme petrolifere offshore. Per fortuna, il danno della Plains All American Pipeline non si è propagato ulteriormente, perché – stando alle dichiarazioni dell’azienda texana – il flusso è stato interrotto dopo 30 minuti dal primo rilevamento di irregolarità nella pressione.

 

Il 28 maggio, la US Environmental Protection Agency (EPA) e la Guardia costiera hanno ordinato alla compagnia petrolifera di proseguire gli sforzi per ripulire l’inquinamento di cui si è resa responsabile, e presentare un piano scritto entro il 6 giugno. Quest’ultimo dovrà delineare le misure utili ad analizzare in dettaglio gli effetti della marea nera sull’ambiente.

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