La fuoriuscita di petrolio a Genova era un disastro annunciato. Un rapporto interno del 2013 avvertiva la Iplom della presenza di numerose criticità
(Rinnovabili.it) – Secondo quando appreso dagli inquirenti, l’oleodotto Iplom che ha provocato la fuoriuscita di petrolio a Genova dovrebbe assomigliare più alla canna traforata delle mitragliatrici di Rambo. In un rapporto interno, datato 2013 e sequestrato dal Pm Valter Cotugno, vi sarebbe l’ammissione della presenza di almeno 25 punti critici lungo la tubazione. Ma la Iplom, secondo la Procura, ha mentito alla Capitaneria di porto e ai Vigili del fuoco, assicurando che la pipeline era in buono stato.
Forse riteneva più sicuro per il proprio business non rivelare pubblicamente affermazioni pericolose: ad esempio che assottigliamenti e punti pericolanti c’erano eccome. Forse ha rinviato costose operazioni di messa in sicurezza, nella speranza di intervenire con più calma. Ma il disastro del 17 aprile scorso, poche ore prima della chiusura delle urne referendarie, ha aperto il vaso di Pandora. Ai problemi ambientali e ai gravi impatti sugli animali provocati dalla fuoriuscita di 700 metri cubi di petrolio nel fiume Polcevera, ora si aggiungono i guai giudiziari.
Le indagini, avviate in parallelo alle operazioni di gestione dell’emergenza, sono giunte ad una svolta. Ora la procura è certa che la Iplom, titolare della raffineria di Busalla e dell’oleodotto lungo 20 km, non abbia detto tutta la verità. La mancanza di controlli potrebbe ora avere pesanti ripercussioni giudiziarie su chi ha redatto l’autocertificazione che i magistrati ritengono falsa, con la quale si pensava di rassicurare gli inquirenti.
Intanto i 250 dipendenti Iplom rischiano la cassa integrazione, dal momento che queste nuove rivelazioni impediscono all’attività della raffineria di riprendere. Se vi sono altri punti critici non sanati da almeno tre anni, si può rischiare un nuovo disastro.
Sul fronte dell’emergenza ambientale, invece, sembra che l’inquinamento della riviera sia stato scongiurato. Vi sono comunque chiazze di petrolio che galleggiano nel Mar ligure e resta da compiere una difficile bonifica nell’alveo dei fiumi e torrenti colpiti dalla fuoriuscita.