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Petrolio sulle coste giapponesi dopo il disastro navale

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Il petrolio uscito dalla petroliera iraniana ha raggiunto le coste

 

(Rinnovabili.it) – Macchie di petrolio nere hanno raggiunto le coste dell’isola di Amami-Oshima, un’isola subtropicale del Giappone a nord-est di Okinawa. Potrebbe essere la prima avvisaglia di un allargamento del disastro ambientale causato dall’incidente tra la petroliera iraniana Sanchi e un mercantile cinese i primi di gennaio.

Sebbene il Ministero avesse detto che vi erano poche probabilità di un raggiungimento delle coste, gli idrocarburi rilasciati durante lo scontro potrebbero aver toccato il litorale giapponese. Lo afferma l’agenzia di stampa Reuters, sulla base di informazioni fornite dalla Guardia costiera giapponese.

Le dichiarazioni del governo cinese, nelle scorse settimane, condite da immagini, hanno permesso di sapere che la petroliera affondata aveva lasciato ben tre chiazze di petrolio nelle acque del Mar Cinese orientale. La nave, che trasportava 136 mila tonnellate (quasi 1 milione di barili) di condensato – un petrolio ultra-leggero e altamente infiammabile – è affondata dopo che diverse esplosioni ne hanno indebolito lo scafo.

 

>> Leggi anche: Petroliera in fiamme nel Mar Cinese, è disastro ambientale  <<

 

Le chiazze di idrocarburi si estendevano, in base alle ultime stime, per più di 300 chilometri quadrati. Per la prima volta gli esperti si trovano a valutare gli impatti derivanti dal rilascio di condensato, pertanto le interpretazioni tardano ad arrivare. Certo è, tuttavia, che si tratta di sostanze altamente tossiche per la vita marina, più difficili da separare dall’acqua.

L’area in cui la nave è andata a fondo, inoltre, è un importante zona di riproduzione per specie come il calamaro indopacifico. Non solo: secondo Greenpeace qui vengono a svernare il pesce giallo e il granchio blu, tra gli altri animali, e alcuni mammiferi marini – come le megattere o le balene grigie – attraversano quest’area durante le migrazioni.

Si tratta fino ad ora della fuoriuscita di petrolio più importante dal 2010, quando l’esplosione e l’inabissamento della Deep Water Horizon hanno determinato una catastrofe ambientale sulle coste del Golfo del Messico. Nello scontro fra imbarcazioni, sono morte 32 persone. Solo tre salme, ad oggi, sono state ritrovate.

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