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Petrolio: il Congo svende il Parco di Virunga

È patrimonio dell’umanità per l’Unesco, ma il governo intende aprirlo all’estrazione di petrolio. Chi si oppone rischia la morte per mano dei soldati

Petrolio in Congo il Parco di Virunga a rischio trivelle-

 

(Rinnovabili.it) – Sono stati picchiati, incarcerati e vessati. In Congo, i pescatori che stanno lottando per impedire che la compagnia britannica Soco estragga il petrolio dal Parco nazionale di Virunga, non se la passano bene. Il governo vuole ridisegnare i confini del sito, tutelato dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, per consentire all’azienda europea di sfruttarne le risorse.

Il primo ministro, Matata Ponyo, ha dichiarato che ci sono stati contatti con l’Unesco, ma l’organizzazione nega di essere formalmente a conoscenza di una richiesta del governo congolese circa la modifica dei confini dell’area protetta.

Il parco di Virunga, 7.800 chilometri quadrati, è uno dei luoghi più ricchi di biodiversità sulla crosta del pianeta. Ospita, tra le altre specie, circa 300 gorilla di montagna, un terzo della popolazione esistente.

«La necessità è quella di trovare una via di mezzo tra preservare la natura e trarre profitto dalle risorse, in modo che le comunità che vi abitano possano migliorare le loro condizioni di vita», ha detto Ponyo.

Tra aprile e giugno 2014, Soco ha effettuato esplorazioni per valutare quanto petrolio fosse estraibile dai fondali del lago di Éduard.

 

I pescatori contrari al petrolio picchiati e arrestati

Ma le comunità di pescatori che vivono sulle sue sponde, circa 30 mila persone, non sono d’accordo. Le proteste sono state represse con violenza dai soldati del governo, da quanto hanno raccontato alla BBC. Le loro reti sono state tagliate, come conferma anche l’azienda petrolifera, per evitare che si introducessero nelle zone in cui avvenivano le esplorazioni.

Anche i militari hanno parlato ai giornalisti della tv britannica, rivelando che un sub-contractor di Soco li ha pagati per proteggere gli interessi della società. Affermano di aver ricevuto fino a 300 dollari al mese, molto più del loro normale salario di 80 dollari. L’azienda nega di aver mai finanziato le truppe congolesi, direttamente o indirettamente, e condanna le violenze sui pescatori.

 

L’ex capo del sindacato dei pescatori ha raccontato di aver domandato già nel 2013, alla Soco e al governo, di rivelare informazioni in merito all’affare petrolifero. Qualche giorno dopo, è stato arrestato. Ha ricevuto in seguito minacce di morte, che lo hanno indotto a fuggire da Nyakakoma (sulla costa sudest del lago Éduard) insieme alla famiglia.

Un ranger del parco, Rodrigue Katembo, ha raccontato di essere stato aggredito e arrestato per aver tentato di impedire alla Soco di erigere un traliccio nel parco. Ha trascorso 17 giorni prigione, preso a calci dai soldati che gli hanno anche spento mozziconi di sigaretta sul volto