(Rinnovabili.it) – «Shell No!» era il grido della folla di Seattle che ieri bloccava ai lavoratori del colosso del petrolio le strade di accesso al porto. Le dimostrazioni sono iniziate giovedì, quando la piattaforma petrolifera Polar Pioneer ha gettato l’ancora al Terminal 5, in attesa di ripartire con destinazione mare di Chuckchi. Il 12 maggio, infatti, Barack Obama ha dato il via libera alla compagnia per trivellare in questa zona dell’Artico, al largo delle coste dell’Alaska. Sono passati tre anni da quando le licenze per Shell sono state sospese a causa dei troppi incidenti capitati in quelle acque, abitate da una fauna selvatica (orsi polari, trichechi, pesci) che rischia lo sterminio. Il Mar Glaciale Artico è un’area di mondo in cui le misure di sicurezza sono molto più complesse da allestire: le acque gelide rendono più difficili le operazioni di salvataggio, i ghiacci rallentano l’avanzata dei soccorsi, così come il buio, che arriva presto. Nonostante questo, Shell è stata autorizzata a portare colossali piattaforme per l’estrazione del petrolio a quelle latitudini, con enorme disappunto degli ambientalisti, che hanno reagito. Non accettano che una delle principali aziende che contribuiscono al cambiamento climatico, possa poi addirittura beneficiarne economicamente, andando a trivellare là dove i ghiacci si stanno fondendo anche a causa delle sue emissioni.
Sabato scorso, centinaia di “kayaktivisti” sono scesi in acqua con le canoe per protestare contro l’arrivo di uno dei due impianti di perforazione nel porto di Seattle, che la compagnia intende usare come base. Ieri, invece, in centinaia hanno bloccato il traffico stradale sul ponte West Seattle nelle prime ore del mattino, poi hanno presidiato il Terminal 5. La maggior parte dei dipendenti del porto non ha potuto raggiungere il posto di lavoro.
Reggendo striscioni e cartelli, studenti, cittadini, attivisti di lungo corso e professionisti in giacca e cravatta hanno fatto da cornice a un gruppo di attivisti travestiti da pellicani che danzavano sulle note dei Dj locali. Due nativi dell’Alaska hanno intonato canti tradizionali e raccontato storie delle loro tribù. Le persone che non hanno potuto partecipare di persona hanno seguito l’azione attraverso i social media, usando gli hashtag #ShellNo e #YouShellNotPass.
Anche un consigliere comunale, Kshama Sawant, ha preso parte alle dimostrazioni. Tutti sanno che la lotta è appena iniziata. L’obiettivo è cacciare la Polar Pioneer dal porto di Seattle. Le autorità portuali hanno approvato la richiesta di Shell nel mese di gennaio, ma il sindaco e il Consiglio comunale si oppongono al “parcheggio” degli impianti presso la banchina della metropoli. Due settimane fa, il sindaco, Ed Murray, ha dichiarato che il porto di Seattle deve avviare le procedure per rinnovare il permesso, cosa che potrebbe ritardare i piani di trivellazione in Artico della società per settimane o mesi.