Ci sono ancora troppi pesticidi nelle acque italiane
(Rinnovabili.it) – Il 24 per cento delle acque superficiali in Italia contiene pesticidi superiori ai limiti di legge. A violare gli standard di qualità ambientale è soprattutto lui, il glifosate che, assieme al suo al suo metabolita AMPA, fa registrare valori fuori norma in oltre un quinto dei siti monitorati. A dirlo è l’Ispra con la pubblicazione del nuovo report sui pesticidi nelle acque italiane. Il documento, lanciato questa mattina a Roma, presenta i risultati del monitoraggio nazionale relativamente al biennio 2015-2016.
L’istituto ha raccolto i dati provenienti da Regioni e Agenzie per la protezione ambientale in merito alle analisi svolte su un totale di 35.353 campioni di acque superficiali e sotterranee. Il quadro che restituisce è piuttosto zoppicante, soprattutto per la mancanza, ancora oggi, di una ricerca omogenea sul territorio nazionale. Se è vero da un lato che sono quasi 400 sostanze – alla base dei comuni prodotti fitosanitari – inserite nel monitoraggio ambientale, lo è anche dall’altro che ogni Regione sceglie da sé cosa cercare. Il gap più ampio è quello tra Sicilia e Molise, rispettivamente con 198 e 31 sostanze ricercate.
Non solo. I piani di monitoraggio vengono redatti sulla base dell’analisi delle pressioni: di conseguenza, i punti di monitoraggio sono prevalentemente in corpi idrici a rischio per le diffuse pressioni agricole.
Lacune a parte, il rapporto “Pesticidi nelle acque” (qui in pdf) fornisce delle informazioni importanti. A partire dai dati 2016, anno in cui questi prodotti sono stati rinvenuti nel 67 per cento dei punti analizzati per le acque superficiali e nel 33,5 per cento per quelle sotterranee. Rispettivamente nel 23,9% e nell’8,3% dei punti monitorati, i valori risultavano superiori agli standard di qualità ambientale per le acque previsti dalla norma italiana.
“I pesticidi sono le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura, ma anche in altri settori, per combattere organismi ritenuti dannosi. Come tali, tuttavia, rappresentano un rischio per gli ecosistemi e per l’uomo, che in seguito al loro uso possono essere esposti ai residui lasciati nell’ambiente”.
Nel cocktail chimico prevalgono soprattutto gli erbici, come per l’appunto il glifosate e l’AMPA, assieme metolaclor e del suo metabolita metolaclor-esa (che tuttavia oggi è ricercato solo nel Friuli Venezia Giulia) e il quinclorac. Le ricerche parziali rendono più ardua l’analisi della diffusione geografica. La maggior presenza di pesticidi nelle acque si riscontra nella pianura padano-veneta, dove le indagini sono generalmente più approfondite, sia in termini di campioni prelevati che di sostanze ricercate. “Nel resto del paese – spiega l’Ispra in una nota stampa – la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate”.