Il cambiamento climatico preoccupa chi ha una visione d’insieme
(Rinnovabili.it) – Alti livelli di stress, quando non addirittura depressione. Gli effetti psicologici del cambiamento climatico esistono, e l’Università della California ha deciso di capire in che modo la percezione dei rischi climatici influisca sulla salute mentale. Così ha condotto uno studio che ha portato ad alcuni risultati: il clima che cambia è un fattore di apprensione per molte persone, consapevoli dei potenziali disastri ambientali che gli eventi meteorologici estremi potranno innescare sempre più spesso.
Le risposte psicologiche ai cambiamenti climatici, inoltre, sembrano variare a seconda del tipo di preoccupazione che le persone mostrano per l’ambiente: a subire lo stress maggiore sono quelle fortemente empatiche con gli animali e la salute degli ecosistemi.
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Nel loro studio, pubblicato sulla rivista Global Environmental Change, i ricercatori hanno sondato con domande trasmesse via web 342 genitori di bambini piccoli. Quelli mostravano alti livelli di preoccupazione per la biosfera e inclinazioni all’altruismo hanno dimostrato di sentirsi maggiormente stressati dagli effetti del cambiamento climatico, mentre quelli il cui interesse andava poco oltre la cerchia familiare non hanno segnalato livelli significativi di stress in relazione al fenomeno. In generale, gli esperti hanno isolato tre distinti tipi di preoccupazioni nei confronti dell’ambiente:
- quella egoistica, che muove l’interesse dell’individuo sugli effetti del clima in base ai potenziali impatti sulla sua esistenza. Ad esempio, una persona potrebbe mobilitarsi contro l’inquinamento atmosferico perché impatta direttamente sulla sua salute.
- La preoccupazione altruistica abbraccia invece l’umanità in generale, comprese le generazioni future.
- La preoccupazione biosferica comprende anche la sorte della natura, delle piante e degli animali.
Chi più sviluppa quest’ultimo tipo di sensibilità, secondo i ricercatori ha maggior probabilità di riportare segni di depressione, mentre per gli altri due gruppi questo elemento è del tutto assente. Inoltre, le persone che dal sondaggio mostravano i più alti livelli di preoccupazione biosferica avevano anche maggiori probabilità di impegnarsi in comportamenti quotidiani tesi alla cura dell’ambiente, come il riciclo o il risparmio energetico. Inoltre, erano le più propense a instaurare legami con altri per affrontare lo stress ambientale: legami fondati su alcuni punti cardine, come la negazione del ruolo individuale nel cambiamento climatico (frutto di una azione sistemica), fino alla ricerca di maggiori informazioni sulla questione e su come contribuire a mitigarla.