Presentata a Doha la classifica di Germanwatch. Rimangono ancora una volta vacanti i primi 3 posti mentre sotto al podio si assestano Danimarca, Svezia e Portogallo
La performance dei singoli stati è stata valutata prendendo in considerazione quattro parametri principali: il livello delle emissioni, che pesa per il 30% dell’indice complessivo; il trend delle emissioni nei principali settori (elettrico, industria, costruzioni, trasporti, e abitazioni), che pesa per il 30%; l’uso di energia rinnovabile, che pesa per il 10%; l’efficienza energetica, che pesa per il 10%; e la politica per il clima per il 20%. Inoltre per la prima volta in questa edizione sono stati presi in considerazione anche i dati sulle emissioni provenienti dalla deforestazione che hanno portato ad un calo in classifica di paesi come Brasile e Indonesia, dove il disboscamento ha un forte impatto sulle emissioni globali.
A guidare la graduatoria, rispettivamente al 4°, 5° e 6° posto, Danimarca, Svezia e Portogallo anche se sono paesi come Spagna, Italia, Irlanda e Grecia ad aver registrato i più consistenti passi avanti, in parte dovuti alla recessione di questi ultimi anni, in parte al processo di disaccoppiamento strutturale tra riduzione delle emissioni e crescita del PIL che sta interessando tutta l’Unione Europea. I due maggiori responsabili delle emissioni, gli Stati Uniti e la Cina, sono ancora relativamente bassi in classifica. “Gli Usa hanno aumentato il loro indice quest’anno, ma in parte a causa della decrescita emissiva causata dalla crisi economica e dalla massiccia esplorazione dei gas di scisto (le cui emissioni non sono prese in considerazione in questa edizione)”, continua Burk. Passi avanti per il Belpaese invece che continua a salire in classifica. “Negli ultimi cinque anni – spiega Mauro Albrizio, responsabile Politiche Europee di Legambiente – l’Italia ha fatto significativi passi in avanti, passando dal 48° al 21°posto di quest’anno. Performance dovuta alla riduzione delle emissioni conseguente non solo alla recessione, ma anche al ruolo importante giocato dalle rinnovabili e dall’efficienza energetica negli ultimi anni. I progressi fatti fino ad ora rischiano però di essere compromessi dalla Strategia energetica nazionale (SEN) presentata dal governo”.