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Pechino: torna il fantasma dell’inquinamento

Pechino torna il fantasma dell'inquinamento

 

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento è tornato, e la minaccia di un altra “airpocalypse” incombe su Pechino. La scorsa settimana, le PM2.5 sono arrivate nuovamente a 550 microgrammi per metro cubo, un livello più di 20 volte superiore al limite di 25μg /m³ fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il motivo è sempre lo stesso: consumo smodato di combustibili fossili.

Tre decenni di industrializzazione hanno portato un benessere in Cina che sotto Mao pareva inimmaginabile. Insieme al denaro è arrivata l’aria tossica, anch’essa inimmaginabile per chi ha vissuto sotto Mao.

 

In questo periodo dell’anno a Pechino, la qualità dell’aria è particolarmente cattiva. Il freddo pungente ha come conseguenza un maggior impiego del riscaldamento a carbone. Inoltre, le temperature sotto lo zero portano i cittadini ad abbandonare la bicicletta a favore dell’auto a benzina, più calda e confortevole. Ma così facendo il traffico peggiora, e così la qualità dell’aria.

La leadership cinese potrebbe trovarsi a fare i conti con una nuova emergenza inquinamento, che avrebbe non solo conseguenze ambientali gravi, ma stavolta anche sociali e politiche.

 

Il pubblico cinese, infatti, è diventato sempre più cosciente in questi ultimi due anni della nocività dell’inquinamento atmosferico. Nel 2013, la maggior parte dei cinesi non aveva familiarità con il termine “PM2.5”. Dopo la cosidetta “airpocalypse”, le applicazioni per smartphone sono spuntate come funghi, e molti cinesi hanno iniziato a monitorare i livelli di inquinamento.

Durante il vertice Apec dello scorso novembre, il governo ha fatto di tutto per riuscire a bucare la coltre di smog: sono state chiuse fabbriche, assegnate ai lavoratori ferie forzate, tolte metà delle auto dalle strade. Seppur a fatica, il cielo è rimasto azzurro sopra Pechino durante il summit. Ma ora i cinesi si chiedono perché il loro governo è riuscito a pulire l’aria per i leader stranieri e non si preoccupa, invece, di chi nelle città inquinate ci vive tutto l’anno.

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