E’ di nuovo allarme inquinamento nella capitale cinese dove una fitta nube ha ridotto la visibilità bloccando temporaneamente il traffico aereo. Il governo conferma che a breve verranno diffusi i dati del PM 2,5
In realtà non è la prima volta che l’inquinamento della capitale interferisce sul trasporto aereo. Il mese scorso l’aeroporto si era trovato costretto a cancellare più di 200 voli ed a ritardarne altri 125 a causa dello smog. Se da un lato le autorità continuano ad assicurare la “bontà” dell’aria, l’ambasciata americana nella capitale, che calcola in modo indipendente il grado di qualità, ha lanciato il proprio allarme indicando che nella mattina del blocco aeroportuale lo smog urbano oltrepassava il livello di criticità. La differente valutazione dipenderebbe dagli indici di inquinamento presi in considerazione che comprenderebbero oltre alle informazioni sul PM10 anche quelle sul PM2.5 risultante, alle 7 del mattino di ieri, di 513 microgrammi per metro cubo. Una pecca valutativa confermata in un certo qual senso anche dallo stesso vice ministro dell’Ambiente, Zhang Lijun, secondo cui la qualità dell’aria scenderebbe al di sotto dei livelli accettabili in molte città della Nazione se ai risultati venisse aggiunto l’indice del PM2.5.
A rendere ancora più preoccupante la situazione sono le previsioni degli esperti della Guangdong Meteorological Agency secondo cui la cappa di smog persisterà per i prossimi 20-30 anni. Per tornare a rivedere il blu del cielo i pechinesi dovranno aspettare ancora molto tempo, sebbene per ora la situazione aeroportuale sia tornata alla normalità; il vento, pare abbia ripulito parzialmente l’aria portando anche ad un miglioramento della visibilità prima limitata a soli 200 metri.
Per rassicurare gli animi, inoltre la Cina ha confermato oggi che, poco prima del Capodanno cinese (23 gennaio), inizierà a pubblicare i dati sulle polveri sottili (fino a ieri si diffondevano i soli dati dei PM10) e sulle concentrazioni di biossido di zolfo e biossido di azoto.