La Cina arriva impreparata all’apertura del vertice dei leader mondiali nella capitale. Il piano per abbattere l'inquinamento è stato disatteso da tutti
(Rinnovabili.it) – Molte regioni della Cina hanno fallito nel tentativo di raggiungere gli obiettivi posti dal governo per abbattere l’inquinamento durante l’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation), il più importante vertice internazionale che coinvolge a Pechino i capi di Stato dell’area asiatico-pacifica. Lo fa sapere il ministro dell’ambiente, costretto a fare i conti con la persistenza di uno smog che non vuole andarsene nonostante gli sforzi del governo. Per ridurre il traffico e le emissioni dell’industria sono state prese misure drastiche: dalla chiusura temporanea (dall’1 al 12 novembre) di centinaia di fabbriche nel raggio di 200 km da Pechino alla proclamazione di una settimana di ferie a cavallo del summit, corredata di richiesta alle agenzie di viaggi di abbassare i prezzi per favorire l’esodo dei cittadini dalla capitale. Meno automobili per strada, pensava il governo, uguale meno inquinamento.
Ma non gli è riuscito di fare bella figura con i leader mondiali, almeno secondo quanto hanno riportato all’esecutivo le sedici squadre di ispezione inviate nei dintorni della capitale per verificare se le misure emergenziali anti-smog erano state implementate. Infatti, molte aziende non hanno seguito le direttive, e altrettante stanno ancora eccedendo i limiti di emissione permessi. Addirittura un produttore di carbone della provincia di Henan non ha installato gli apparecchi per la rilevazione in tempo reale ed ha negato l’accesso agli ispettori governativi. Un’altra ditta, nella provincia dello Shanxi, è stata scoperta a spegnere gli abbattitori delle polveri durante la notte, creando un odore pungente e mozzafiato.
Si richiedeva alle imprese di tagliare le emissioni del 30 per cento durante il vertice Apec, ma l’ordine del governo è caduto nel vuoto. Sta avvicinandosi, inoltre, un periodo meteorologicamente avverso, con freddo e precipitazioni. Vista la facilità con cui è stata disattesa la richiesta di Pechino la prima volta, non ci sarà da meravigliarsi se anche i cittadini decideranno di non spegnere i termosifoni.