(Rinnovabili.it) – Cieli azzurri, strade libere dal traffico e meno inquinamento nell’aria. Ma anche milioni di persone al freddo, scuole chiuse e vacanze forzate. Non sarebbe la Pechino di tutti i giorni, ma è quella che l’amministrazione vuole far vedere ai leader mondiali la prossima settimana, in occasione dell’Asia Pacific Economic Cooperation forum (APEC). Il vertice avrà luogo dal 7 al 12 novembre, e per quella data la capitale cinese vuole presentarsi per quella che non è. Fino ad oggi, infatti, è stata afflitta da livelli di inquinamento oltre la norma, evidenti anche ad uno sguardo distratto. È difficile perfino intravvedere lo skyline dei palazzi, tanto spessa è la coltre di smog che attanaglia la città.
Perciò il governo locale ha deciso per la terapia d’urto: chiusura delle scuole, limiti al traffico automobilistico e richieste alle agenzie viaggio di abbattere i prezzi e offrire sconti sui pacchetti vacanza. A pagare il prezzo della decisione di limitare l’attività industriale (in ottobre la crescita della produzione nazionale subirà un calo fra lo 0.3 e lo 0.5%) saranno le provincie di Hebei e Shandong. La prima dovrà abbassare il riscaldamento per gli abitanti al minor livello accettabile (ma da chi?), anche se la regione si trova a fronteggiare temperature piuttosto rigide in questo periodo. Tutte misure che sperano di prevenire il concentrarsi dell’inquinamento sulla città durante il meeting. Come se Barack Obama, il presidente giapponese Shinzo Abe o Vladimir Putin non fossero già a conoscenza delle condizioni mefitiche in cui versa Pechino.
Non è la prima volta che la Cina applica toppe sulla falla dello smog in corrispondenza di occasioni in cui le sue metropoli si trovano sotto i riflettori internazionali. È successo per lo stesso vertice APEC a Shanghai nel 2001, quando i residenti hanno avuto 5 giorni di ferie.
Il 19 ottobre i livelli di inquinamento hanno superato di 16 volte il limite fissato dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Proprio durante la Beijing Marathon, fatto che ha indotto molti atleti a disertare la competizione. Di conseguenza è cresciuta una nuova ondata di sdegno internazionale per la difficoltà della Cina di pulire l’aria della sua capitale, a dispetto di quanto promesso.