Un nuovo studio porta alla luce i pericoli dell'inquinamento marino per i piccoli cetacei: le acque britanniche contengono un cocktail di sostanze chimiche particolarmente dannoso per gli esemplari più giovani
PCB: le tossine che persistono più a lungo vengono trasmesse ai giovani cetacei dalle madri attraverso l’allattamento
(Rinnovabili.it) – Al largo delle coste del Regno Unito le acque contengono un cocktail di sostanze chimiche altamente inquinanti, in particolare Policlorobifenili (PCB). Forse fin qui nulla di nuovo. La novità, pubblicata in uno studio su Science of the Total Environment, è che i piccoli cetacei che popolano quelle acque sono esposti a una miscela più neurotossica di PCB rispetto agli adulti.
I PCB sono un gruppo di 209 inquinanti tossici persistenti e bioaccumulativi, un tempo utilizzati in materie plastiche e vernici. Nonostante il divieto europeo d’utilizzo da metà degli anni ’80, rimangono ancora grandi quantità di questi inquinanti nelle scorte o nei materiali contaminati immagazzinati in discariche.
Lo studio, una collaborazione tra la Zoological Society of London, il Centre for Environment, Fisheries and Aquaculture Science (CEFAS), lo Scottish Marine Animal Stranding Scheme e il Department of Life Sciences di Uxbridge, ha voluto valutare gli effetti dei Policlorobifenili sulla fauna selvatica marina e in particolare sulle focene, uno dei più piccoli mammiferi oceanici. Hanno così scoperto che le tossine che persistono più a lungo nel corpo delle femmine – e sono considerate più velenose per il cervello e il sistema nervoso – sono trasferite ai neonati attraverso il latte.
“È una tragica ironia il fatto che i piccoli di focene siano esposti a un cocktail tossico di sostanze chimiche durante l’allattamento – quando tutto quello che dovrebbero assumere sono i nutrienti vitali di cui hanno bisogno per la fase cruciale dello sviluppo della loro vita”, ha sottolineato Rosie Williams dell’Institute of Zoology and Brunel University di Londra.
Non solo le focene ne risentono: anche balene e delfini sono esposti a “cocktail di sostanze inquinanti”
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Le acque britanniche vantano una delle più alte varietà di cetacei in Europa con 22 specie ma ogni anno sulle sue coste si spiaggiano circa 600 esemplari, come sottolinea uno studio della Zoological Society of London. Dopo le malattie infettive e la cattura accidentale, gli spiaggiamenti sono la terza causa di morte. Cosa c’entra con i PCB? Basti pensare all’orca trovata morta nel 2016 al largo della Scozia: il suo corpo conteneva tra i più alti livelli di PCB mai registrati fino ad oggi. Queste sostanze potrebbero portare alla scomparsa di metà della popolazione mondiale di orche dalle aree più contaminate in soli 30/40 anni. Sono “solo otto le orche rimaste della nostra popolazione residente” ha ricordato Rosie Williams e con il numero di balene incagliate nel Regno Unito in continuo aumento, l’inquinamento sempre più pervasivo, la pesca accidentale e le infezioni la situazione non pare delle più rosee.
Come ha sottolineato Susan Jobling, docente alla Brunel University di Londra, è fondamentale conoscere meglio l’esposizione ai PCB nei giovani esemplari “per mitigare l’impatto di queste sostanze chimiche estremamente pericolose sulle popolazioni di cetacei” adottando politiche di conservazione a lungo termine.