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Grande attesa per lo storico patto internazionale sugli oceani

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L’ONU è vicina a un accordo sulla protezione degli oceani

 

(Rinnovabili.it) – Uno storico accordo potrebbe arrivare nei prossimi giorni, quando le Nazioni Unite voteranno una mozione che istituisce misure di protezione e regolamentazione degli oceani. Le acque al di fuori dei confini marittimi nazionali – che coprono metà della superficie del pianeta – sono oggi una terra di nessuno, fatto che causa un devastante sovrasfruttamento e inquinamento.

Ma dopo più di cinque anni di negoziati, i membri delle Nazioni Unite sono pronti a concordare un nuovo regolamento entro il 2020, che potrebbe stabilire aree di conservazione, quote di cattura e un monitoraggio scientifico.

«Questa è la più grande opportunità per cambiare lo status quo che abbiamo mai avuto – ha detto Will McCallum, responsabile oceani di Greenpeace – Potrebbe cambiare tutto».

La mozione è supportata da 140 nazioni, oltre la quota dei due terzi necessaria per l’approvazione.

 

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«Si tratta di una grande notizia. Questo voto potrebbe aprire la strada al raggiungimento di un ‘accordo di Parigi’ per l’oceano – ha dichiarato Maria Damanaki, ex commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca, che oggi lavora per The Nature Conservancy – Sarebbe il passo più importante che ho visto nei miei 30 anni di lavoro sugli oceani».

Attualmente solo il 3,5% degli oceani del mondo è protetto. Il resto è sempre più sfruttato e contaminato da sostanze inquinanti, pesca ed estrazione di idrocarburi. I fattori di stress sono molteplici e si stanno intensificando.

Se il voto passa entro la fine del 2017, come previsto, l’ONU ospiterà quattro incontri nei prossimi due anni per redigere il trattato. Gli attivisti sperano di arrivare ad una serie di regolamenti legalmente vincolanti, ma la portata e l’obbligatorietà dell’accordo non sono ancora state decise. Vi sono inoltre dubbi sulle modalità di applicazione, che come sempre saranno in capo ai governi nazionali. Una modalità di decisione che, fino ad oggi, ha spesso relegato gli accordi in sede ONU all’angolino delle buone intenzioni.

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