(Rinnovabili.it) – Gli eventi meteorologici estremi causati dal cambiamento climatico stanno mettendo a rischio le icone del patrimonio mondiale dell’umanità. Dall’Isola di Pasqua in Polinesia al sito di Stonehenge in Gran Bretagna fino alla città di Venezia, luoghi centenari o perfino millenari potrebbero essere compromessi irrimediabilmente.
L’allarme è lanciato dall’UNESCO, nel suo rapporto “World Heritage and Tourism in a Changing Climate”, uscito ieri. Lo studio esamina le potenziali ricadute del cambiamento climatico sui luoghi inseriti nella lista del Patrimonio mondiale, concludendo che le variazioni meteorologiche possono avere un forte impatto negativo sul settore del turismo.
Paesi in via di sviluppo come il Nepal, che ospita il Monte Everest, o l’Uganda, dove i turisti si recano a vedere i gorilla di montagna, possono essere particolarmente colpiti dal momento che il loro reddito dipende dal turismo più che nei Paesi sviluppati.
Il turismo è uno dei settori più ampi e in più rapida crescita: oggi genera il 9% del PIL mondiale e fornisce quasi il 10% dell’occupazione, spiegano gli esperti UNESCO che hanno stilato il rapporto insieme alla Union of Concerned Scientists (UCS).
Se da una parte la cattiva gestione dei flussi turistici può essa stessa danneggiare i siti del patrimonio mondiale, il cambiamento climatico moltiplica questo rischio, degradando i luoghi più attraenti del mondo. Alcune statue dell’isola di Pasqua, per esempio, corrono il pericolo di essere risucchiate dal mare a causa dell’erosione costiera. Lo stesso problema riguarda da vicino un importante parte d’Italia. Venezia è infatti minacciata «in modo immediato» dal cambiamento climatico per l’innalzamento dei livello del mare, ma anche per i crescenti fenomeni di erosione del litorale.
Molte delle più importanti barriere coralline del mondo, anche nelle isole della Nuova Caledonia nel Pacifico occidentale, hanno subito uno sbiancamento senza precedenti legato all’azione del clima combinata con il fenomeno El Niño. Stesso problema colpisce la Grande Barriera Corallina australiana, sebbene un’operazione di lobbying del governo abbia convinto l’UNESCO a tagliare il capitolo del report in cui si citavano gli impatti.
Lo studio ha analizzato 31 siti naturali e culturali del patrimonio mondiale in 29 Paesi, tra cui la città portuale colombiana di Cartagena, la città vietnamita di Hoi An e le Isole Galapagos, minacciate da eventi meteorologici estremi come l’aumento delle temperature, del livello dei mari e la siccità.
I siti del Patrimonio Mondiale sono importanti, sottolineano i ricercatori, anche perché le foreste e gli habitat costieri possono aiutare a immagazzinare carbonio proteggere i territori da tempeste e inondazioni. Per mantenere questi luoghi almeno parzialmente intatti è essenziale rispettare gli obiettivi contenuti nell’accordo sul clima, e cioè non superare mai un aumento delle temperature globali di 2 °C rispetto al periodo preindustriale.