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Papa Francesco: alla COP 21 servono “decisioni concrete”

Cambiamenti climatici, povertà e capitalismo, conflitti internazionali: il Santo Padre in un’intervista al settimanale francese Paris Match, ribadisce le linee guida del suo Pontificato 

Papa Francesco: alla COP 21 servono “decisioni concrete”

 

(Rinnovabili.it) – Il vertice sui cambiamenti climatici atteso per questo dicembre a Parigi deve “contribuire a decisioni concrete, orientate e condivise per il bene comune nel lungo termine”. Questa la speranza di Papa Francesco affidata alle pagine del settimanale Paris Match. Nella lunga intervista rilasciata al giornale francese il Santo Padre ha ribadito i punti fermi del suo Pontificato, ponendo ancora una volta l’accento sulla questione ecologica. Fortemente impegnato nella lotta per la tutela dell’ambiente, il Pontefice auspica “nuove forme di sviluppo, in modo che le donne, uomini e bambini che soffrono la fame, lo sfruttamento, la guerra e la disoccupazione, possano vivere e crescere con dignità”. “La nostra casa comune è contaminata, continua a peggiorare. È necessario l’impegno di tutti. Dobbiamo proteggere l’uomo da auto-distruzione”, avverte Papa Francesco ritornando sui temi chiave della sua celebre Enciclica “Laudato sii”. E come indicato nella lettera apostolica, ribadisce un concetto fondamentale: esiste un profondo legame tra l’eliminazione della povertà e la salvaguardia del creato. “I cristiani sono inclini al realismo non al catastrofismo”, per questo “non possiamo nasconderci un’evidenza: il sistema mondiale attuale è insostenibile”. Di qui la speranza che la COP 21 sui cambiamenti climatici possa portare quei risultati concreti necessari.

 

Il tema povertà- clima era stato solo qualche settimana fa al centro del Meeting internazionale su “Giustizia ambientale e cambiamenti climatici” promosso dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. Durante l’Evento il Papa aveva ricordato che “Il clima è una questione di solidarietà verso i più poveri. La scienza e la tecnologia mettono nelle nostre mani un potere senza precedenti è nostro dovere, verso l’umanità intera e in particolare verso i più poveri e le generazioni future, utilizzarlo per il bene comune. Riuscirà la nostra generazione a essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità?”

 

 

Ecco perché oggi il capo della Chiesa Cattolica torna a puntare il dito contro il culto del denaro. “Il capitalismo e il profitto – precisa – non sono diabolici, se non vengono trasformati in idoli. Non lo sono, se restano degli strumenti. Però, se i soldi e il profitto a ogni costo diventano delle fissazioni che si adorano, se l’avidità si trasforma nella base del nostro sistema sociale ed economico, allora le nostre società corrono dritto verso la rovina”.