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Da Milano a Dire Dawa, il cuore solidale di “Pane in Piazza” arriva in Etiopia

La famiglia di panificatori Marinoni promuove “Pane in Piazza” per creare il St. Augustine Bakery a Dire Dawa, insieme ai Missionari Cappuccini di Milano

pane in piazza

 

(Rinnovabili.it) – Si dice “buono come il pane e in effetti meglio non si potrebbe dire. E’ bastata una cena lo scorso gennaio a Rimini in occasione di un evento per addetti ai lavori del pane, che un’idea apparentemente folle, un sogno, è diventata realtà: creare in pochi mesi un laboratorio per la panificazione in Etiopia. Ai primi di luglio il laboratorio per sfornare il pane partirà a Dire Dawa, sarà il St. Augustine Bakery  e sorgerà nell’ambito dei progetti umanitari  dei Missionari Cappuccini di Milano.  Il panificio nascerà anche grazie al ricavato delle offerte della grandiosa vetrina realizzata da “Pane in Piazza”, l’iniziativa patrocinata dal Comune di Milano e promossa  dalla famiglia Marinoni, storica famiglia che da decine di generazioni si tramanda l’arte del pane. Durante la Milano Food City, due settimane fa l’evento ha riscosso un enorme successo di pubblico, portando l’odore delizioso del pane  appena sfornato a piazza Duomo e rivelandosi un autentico acceleratore per sensibilizzare sul progetto St. Augustine Bakery l’opinione pubblica, i turisti, i cittadini, le istituzioni, le associazioni di categoria, grazie al supporto delle imprese del comparto che hanno sponsorizzato l’iniziativa. Per tutta la durata della settimana del cibo meneghina, dal 7 al 13 maggio scorso, ottantacinque  pluripremiati panificatori fra i 26 mila che raccoglie la Federazione in Italia, si sono  alternati nel laboratorio di 300 metri quadri organizzato di fronte alla Madonnina, offrendo ogni giorno specialità e prodotti tipici regionali a base di pane, ma anche dolci e brioches, in cambio di un’offerta minima di almeno 5 euro, per il piacere del palato, dell’olfatto e dell’anima.  I fondi raccolti erano destinati a sostenere il progetto in Etiopia.

 

Spiega a Rinnovabili.it  Cesare Marinoni, artigiano top level del pane, discendente di una dinastia che si tramanda l’arte dal 1500, nonché motore dell’iniziativa, insieme al vescovo cappuccino di Harar, in Etiopia, Monsignor Angelo Pagano, che alle promesse fatte  durante “Pane in Piazza”, seguono i fatti. “Il container con tutte le apparecchiature per il laboratorio di Dire Dawa è in viaggio. Ai primi di luglio, come promesso, il laboratorio sfornerà il pane.  Ci saranno cinque  forni completamente indipendenti per il pane e altrettanti reparti di produzione”. Nel laboratorio lavoreranno macchine usate, ma sicure, perché Marinoni ha fatto scouting fra i fornitori, negoziando che se un’apparecchiatura  dovesse andare  in panne, l’azienda la sostituirà gratuitamente inviandola sul posto, in Etiopia. Un’intera attrezzatura  di laboratorio è stata donata dallo storico panificio milanese Mascaretti, che ha chiuso i battenti nei mesi scorsi perché è mancato il capostipite, ma la cui famiglia ha deciso di partecipare al progetto, donando tutto: tre tavole di acciaio, due  bilance da tavola, la prima per pesare  gli ingredienti, la seconda per pesare il pane nelle ceste prima che escano dal laboratorio. E ancora, sei carrelli porta teglie, cento teglie per pizza, un’impastatrice da 150 kg, una spezzatrice – serve a dividere  un pezzo di pasta di pane i 37 parti uguali – , una formatrice per pane avvolto  – per fare il pane tipo banane e ferrarese –,  una sfogliatrice,  una cella ferma di lievitazione per far sì che la pasta lieviti, una cella frigorifera e utensili di ogni tipo, partendo dal palotto per prendere la farina dal sacco. In più una spezzatrice arrotondatrice per i panini piccoli al latte  è stata donata dal fornaio pluripremiato Luca Piantanida, di Biella, amico decennale di Marinoni.

 

Pane in Piazza
Marinoni nel laboratorio a piazza Duomo di Pane in Piazza

 

Il pane per gli altri, una questione di Dna

Parlando con Cesare, si capisce che l’attenzione verso l’altro e la voglia di donare il proprio saper fare attraverso il pane, appartiene al Dna della famiglia Marinoni. “Venti anni  fa, per la prima volta, organizzammo “Pane in Piazza” a Milano, a Piazza Duomo. Avevamo appena fondato, con un pugno di amici, il gruppo Giovani panificatori della Federazione – spiega Marinoni –  Dopo tanti anni,  dopo aver percorso l’Italia in lungo e in largo, siamo tornati nella piazza simbolo di Milano e siamo orgogliosi”. Nel frattempo tanti progetti sono nati e sono stati condivisi e realizzati nel mondo per offrire la propria arte del pane a sostegno delle popolazioni svantaggiate. Il padre di Cesare, Antonio Marinoni,  protagonista della vita sociale del capoluogo lombardo per  un trentennio e presidente per due mandati, a far data dagli anni ’90, della Federazione internazionale dei  panificatori mondiali,  durante la sua carriera aprì ventiquattro panifici  nel mondo, donati alle Curie delle opere  missionarie sul posto, con un occhio  sempre attento sia alle necessità del territorio, sia alle possibilità offerte della ricerca scientifica: quello che oggi definiremmo un acceleratore di start-up per la produzione del pane, ante-litteram. Prosegue Cesare Marinoni: “Fra i tanti, fu sviluppato un importante progetto a Città del Guatemala, con il professor Giuseppe Bracco dell’Università di Torino, presidente dei panificatori del Piemonte. Fu studiata una galletta nutrizionale realizzabile con gli ingredienti delle popolazioni autoctone. Quel panificio oggi sforna oltre un milione di gallette al giorno per le scuole.  Con un altro progetto, anche in Zambia fu donato un panificio al cardinale Tettamanzi”.

 

Pane in Piazza
I due giovani panificatori etiopi, Tewodros e Abiy

Quello che fa da anni la famiglia di Cesare Marinoni è un prodigio di intelligenza, bontà, lungimiranza ed anche visione manageriale: un mix che nel mondo del lavoro normalmente è assente o, nei casi più fortunati, non assurge a modello emblematico.Qui, al contrario, si traduce  velocemente in fatti concreti. Per “Pane in Piazza”, Cesare Marinoni ha giocato tutte le sue carte, attivando l’intera rete di relazioni personali, per assicurarsi una condivisione di impegno e partecipazione per il laboratorio che sorgerà a  Dire Dawa. Per garantire una panificazione sostenibile con le farine prodotte dal frumento dell’agricoltura etiope, Marinoni si è fatto mandare i diversi tipi di ingredienti da Monsignor Pagano, il frate cappuccino supervisore del Progetto Panificio St. Augustine, che ha individuato proprio nella realizzazione di questa struttura una risposta concreta ed efficace alle emergenze sociali che affliggono la regione: cibo, istruzione, salute, assistenza agli orfani. Una volta nelle sue mani, Marinoni ha consegnato le farine a Luca Piantanida, amico e fornaio di Coggiola, in provincia di Biella, inventore dello squisito  “panettone zebrato”  a base di cioccolato  e questi ha subito iniziato a sperimentare le farine e a mettere a punto i prodotti finali, in vista dell’avvio del panificio di Dire Dawa. Luca Piantanida, che come Marinoni fu uno dei fondatori del gruppo Giovani panificatori,  non si limiterà a sperimentare le farine africane, ma trasmetterà l’arte del pane a due giovani etiopi, Tewodros, di Adis Abeba e Abiy, di Asebe, chiamati ad hoc in Italia. I due ragazzi, poco più che ventenni, una volta completato il corso di formazione per addetti alla panificazione intrapreso dallo scorso marzo presso il Centro di Formazione Professionale Ciofs/Fp di Cinisello Balsamo, riconosciuto dalla Regione Lombardia, faranno esperienza pratica nella panetteria di Luca Piantanida. Una volta tornati a Dire Dawa, da luglio gestiranno sia la panificazione, sia la formazione di altri giovani, dopo una prima fase di tutoring curata da un docente del Ciofs, il professor Luigi Ambrosoni, insieme a Marinoni, che  metterà a punto gli impasti adattandoli ai gusti della popolazione locale.

 

Da sinistra, Luca Piantanida, Fabio Bertoni, Cesare Marinoni, Luca Vecchiato, fondatori gruppo giovani panificatori 20 anni fa
Da sinistra, Luca Piantanida, Fabio Bertoni, Cesare Marinoni, Luca Vecchiato, fondatori gruppo giovani panificatori 20 anni fa

 

Una catena del valore del pane

 Nel frattempo, siccome il tempo è oro, i due giovani etiopi, Tewodros e Abiy, si sono dati un gran daffare come volontari, insieme ai loro compagni di corso, nel laboratorio di “Pane in Piazza”. Insieme a loro, Marinoni ha coinvolto tutti gli attori della catena  del valore del pane: oltre ai 120 fornai provenienti da tutte le regioni italiane che, a spese proprie e senza alcun rimborso, si sono alternati nei giorni della Milano Food week  nei 300 metri quadri a Piazza Duomo fra forni, sfogliatrici, impastatrici, abbattitori, tavoli di lavoro, banco vendita e teglie,  offrendo oltre duecentocinquanta varietà di pane, cento sponsor  del settore  della panificazione e pasticceria hanno donato o reso disponibili le costose apparecchiature  del laboratorio. Sono aziende importanti del settore, come Esmach – forno – , Rotor – 4 forni per teglie della pizza, un forno a telaio da cinque camere, una cella ferma  di lievitazione e una cella di lievitazione, due impastatrici, una da 120 kg e una da 80 kg, una planetaria –  Rondo – sfogliatrici-,  Irinox – abbattitori – Carpigiani – macchine per il gelato-, solo per citarne alcune. Altre aziende come Cerealia o IRCA, o botteghe storiche, come la Macelleria Faravelli di Milano, hanno inviato, insieme ad altre, gli ingredienti: 100 quintali di farina, 300 kg di lievito, 300 kg di mozzarelle fresche da Napoli e Bari,130 vasi di salsa di pomodoro, 10 quintali di michette.  Nelle parole del vescovo di Harar, Monsignor Angelo Pagano, il senso profondo di questa iniziativa: “Il pane è vita, amicizia, lavoro, pace”. Grazie al  grande panificio a Dire Dawa sarà creato lavoro, si potrà donare il pane agli orfanotrofi e sostenere le opere sociali delle missioni nel mondo.