Rinnovabili • Rinnovabili •

PAH: mari e oceani sono più inquinati del previsto

I PAH sono presenti negli oceani e nei mari in quantità molto superiori rispetto a quanto evidenziato fino ad oggi. lo ha rilevato uno studio del CSIC

PAH(Rinnovabili.it) – L’Enviromental Science and Technology ha pubblicato il primo database che mette in evidenzia i flussi di deposizione atmosferica di idrocarburi aromatici policiclici (PAH). Condotto dal Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (CSIC) il documento ha evidenziato che i livelli di alcune sostanze inquinanti presenti in mare sono risultati 10 volte superiori rispetto a quanto stimato da studi precedenti.

 

Il processo di deposizione degli idrocarburi, definito “deposizione secca” consiste in una distribuzione diffusa nell’ambiente marino di contaminanti associati agli aerosol e rappresentano una presenza costante nei mari e negli oceani.

Nello specifico i PAH sono inquinanti organici, tra i quali il petrolio e altre sostanze che vengono prodotte durante la combustione di carburanti fossili come greggio e carbone. Come specificato dal ricercatore del CSIC Jordi Dachs “I PAH  sono stati identificati copme cancerogeni, mutageni, teratogeni e alcuni di loro sono addirittura disciplinati dal diritto europeo e da quello internazionale. […]A causa degli attuali modelli energetici, dipendenti  dai combustibili fossili, il rilascio nell’ambiente di questi composti è inevitabile . Infatti, la deposizione secca è  la principale porta d’ingresso dei PAH nell’ecosistema marino e, allo stesso modo, di altri contaminanti organici con proprietà simili“, ha sottolineato Dachs ricordando che il documento rappresenta la prima misurazione completa dei PAH oceanici.

Nel documento insieme alle misurazioni delle sostanze sono stati evidenziati anche i fattori e le variabili di maggiore influenza del grado e della velocità di deposizione di questi idrocarburi proponendo un nuovo approccio per prevedere l’immissione di inquinanti organici negli oceani. In questo modo i ricercatori sono in grado di calcolare con maggiore preciaione rispetto al passato i rischi per gli ecosistemi marini.