(Rinnovabili.it) – Sono trascorsi 18 mesi dall’accordo di Parigi, ma i paesi più vulnerabili al cambiamento climatico non hanno ancora visto un dollaro dei 100 miliardi l’anno che entro il 2020 dovrebbe godere il Fondo verde per il clima, l’istituzione dell’ONU dedicata a gestire i finanziamenti climatici.
Le piccole isole del Pacifico (tra cui Fiji, Marshall, Maldive) sono preoccupate per l’innalzamento del livello dei mari. In Africa, Etiopia e Ruanda sono alle prese con la desertificazione e in Asia Nepal e Filippine devono far fronte ad eventi meteorologici estremi che regolarmente falcidiano le popolazioni locali.
Per questo i componenti del Climate Vulnerable Forum (CVF), il gruppo dei paesi vulnerabili formatosi in vista della COP21 di Parigi, ha rilanciato il suo allarme: un anno e mezzo dopo le promesse di uno sforzo globale per evitare un aumento della temperatura media superiore a 1,5 °C, non è stato fatto niente per evitare che questo proposito fallisca miseramente.
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Insieme, i 48 membri del Forum rappresentano più di un miliardo di persone, che sono particolarmente esposte agli effetti più disastrosi del cambiamento climatico. La loro sorte dipende anche dalla generosità di quegli stati occidentali, più ricchi e responsabili del riscaldamento globale.
L’attuale divario tra promesse e comportamento reale dei governi, dovrebbe essere colmato ridiscutendo in chiave di maggior ambizione gli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni. I paesi si sono dati tempo fino al 2020 per presentare nuovi piani volti a colmare questo gap. Ma perfino l’Unione Europea ha definito “prematuro” concentrarsi già oggi sull’aggiornamento degli impegni. Ciò significa che i paesi vulnerabili non possono nutrire grandi speranze sulle reali volontà di quelli ricchi. Tutto quel che l”UE ha fatto finora è stato annunciare un pacchetto del valore di 800 milioni di euro nell’ambito della sua cooperazione con 79 paesi del gruppo ACP (Africa, Caraibi e Pacifico). La metà della somma dovrà servire per interventi di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico entro il 2020. Briciole.