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Il Pacchetto clima-energia 2030 è fallimentare

Il Pacchetto clima-energia 2030 è fallimentare.
Jim Skea, vicepresidente IPCC

(Rinnovabili.it) – I leader europei stanno per consegnare la terra al rischio di gravi stravolgimenti climatici. Lo ha detto il professor Jim Skea, vice presidente dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). criticando il pacchetto clima-energia 2030 che verrà portato al Consiglio europeo di dopodomani. Skea lo ha definito «troppo debole». In particolare, il taglio delle emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 costringerà i futuri governi a un abbattimento ulteriore «straordinario e senza precedenti». La Commissione, tuttavia, si fa un baffo delle paure degli esperti, replicando che l’obiettivo stabilito tiene l’Europa in scia per raggiungere gli obiettivi climatici di lungo periodo. Lo ha detto un portavoce del Commissario europeo al Clima, Connie Hedegaard: «I nostri target sono in linea con la scienza e ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi al 2050 che prevedono un taglio delle emissioni dell’80-95%». Queste sono le percentuali, infatti, previste dall’IPCC stesso per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi.

 

Ma il vicepresidente Jim Skea ha scosso la testa: secondo lui i target fissati dal pacchetto europeo non porteranno i risultati sperati a metà secolo. La colpa è del fatto che semplici misure, come quelle per il risparmio energetico, sono andate a ruba, lasciando ai leader futuri il compito più ambizioso di introdurre nuove tecnologie pulite in ogni aspetto della vita.

«Temo che molte persone non abbiano capito quanto è arduo questo compito. Si tratta di qualcosa di straordinario e mai avvenuto prima d’ora. Difendere il 40% significa fare troppo poco, troppo tardi se stiamo seriamente parlando di raggiungere gli obiettivi di lungo termine».

I prossimi capi di Stato, secondo il vicepresidente dell’IPCC, si troveranno a dover fare un taglio tre volte più drastico in soli 20 anni. E Jim Skea lo ritiene scarsamente credibile.

 

Parte della difficoltà nell’impegnarsi più decisamente fin d’ora deriva dalla scarsa partecipazione dei competitors dell’Europa nel partecipare alla riduzione delle emissioni, un fatto che pesa anche sull’immobilità dimostrata da Bruxelles sul capitolo dell’efficienza energetica.

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