(Rinnovabili.it) – A 100 anni dalla sua scomparsa, l’orso bruno torna a fare capolino dalle parti di Chernobyl. Lo ha provato un team di scienziati della University of Salford, che è riuscito ad ottenere la prima prova fotografica di orsi bruni nella zona di esclusione intorno alla ex centrale nucleare vittima della disgrazia di quasi 30 anni fa. (CEZ). In questo settore sono state installate telecamere nascoste, che l’università doveva utilizzare per un progetto di valutazione degli effetti dell’esposizione radioattiva sulla fauna selvatica. Durante il monitoraggio, gli occhi elettronici sono stati riusciti a intercettare la presenza de plantigradi, rivelando al pubblico la scoperta.
«Un nostro collega ucraino, Sergey Gashchak, negli ultimi mesi aveva piazzato molte delle sue trappole fotografiche in una delle zone centrali della zona di esclusione. Era intenzionato a farsi un’idea del tipo di fauna selvatica che popolava le foreste circostanti. E inaspettatamente le immagini hanno mostrato un orso – ha spiegato Mike Wood, uno degli autori dello studio – Quando le persone scompaiono da una zona per lungo tempo, gli animali tornano indietro, perché scoprono di essere al sicuro dai pericoli». Dopo l’esplosione aprile 1986, descritta come il peggior incidente occorso ad una centrale nucleare nel mondo, più di 110 mila persone sono state evacuate dalle loro case, perché residenti in quella che viene comunemente chiamata “zona di esclusione”. L’area si estende per circa 30 km di raggio intorno al reattore nucleare danneggiato, e dopo l’esodo degli esseri umani ha avuto inizio un controesodo, quello degli animali. Nel corso degli anni, la zona è diventata una preziosa fonte di dati per la ricerca scientifica sugli effetti della contaminazione radioattiva.