(Rinnovabili.it) – Si scopre oggi che sono fanghi tossici quelli che, all’inizio del mese, uno tsunami di acqua mista a detriti metallici ha riversato sull’ecosistema del Rio Doce, in Brasile, dopo l’esplosione di una diga che sorgeva presso una miniera di ferro. È l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a chiarirlo in una nota che smentisce le dichiarazioni della società australiana BHP Billiton, proprietaria (insieme alla brasiliana Vale) della Samarco, l’azienda mineraria colpevole del cataclisma.
La massa d’acqua, che ha ucciso 12 persone, ha veicolato 60 milioni di metri cubi di rifiuti minerari, travolgendo gli impianti di depurazione lungo il fiume e lasciando senz’acqua potabile 250 mila abitanti. Il denso sedimento arancione ha ormai raggiunto l’oceano. Si tratta del più grave disastro ambientale mai provocato in Brasile, che ha sconvolto il mondo dei biologi per la portata dei danni. L’azienda responsabile ha dichiarato che avrebbe provveduto a prendere tutte le misure possibili per fornire assistenza emergenziale alle persone colpite dalla rottura della diga, oltre a prodigarsi per ridurre gli impatti sociali ed economici della catastrofe.
Tuttavia, BHP Billiton sembra partire con il piede sbagliato, negando la tossicità dei fanghi che inquinano il Rio Doce. Questo materiale limaccioso, carico di ferro e manganese, secondo «nove prove» raccolte dalle Nazioni Unite, «contiene alti livelli di metalli pesanti tossici e altre sostanze chimiche tossiche».
l fanghi hanno ucciso migliaia di pesci che vivevano nel fiume, che collega lo Stato ricco di minerali di Minas Gerais con l’Espirito Santo, sulla costa atlantica. Tuttavia, BHP ha detto che vi è maggiore probabilità che i pesci siano stati soffocati dal volume di sedimenti fini rilasciato dallo scoppio della diga piuttosto che la loro composizione chimica. Considera quei fanghi «chimicamente stabili» e incapaci di cambiare la composizione chimica dell’acqua. «Non cambieranno la composizione chimica nell’acqua e si comporteranno nell’ambiente come terreni normali», ha affermato la società australiana.
L’ONU però ha criticato anche il governo brasiliano, ritenendo la risposta «insufficiente» ed esortando l’esecutivo e le imprese a «fare tutto quanto in loro potere per evitare ulteriori danni».
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