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ONG porta Bruxelles in tribunale per le emissioni delle auto

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Chiesto il ritiro del regolamento sulle emissioni degli autoveicoli

 

(Rinnovabili.it) – La ragione è tentare di evitare un nuovo dieselgate, ma anche imporre pratiche trasparenti alle istituzioni che hanno coperto le malefatte dell’industria fin quando è stato possibile. La ONG ClientEarth ha lanciato una nuova azione legale contro la Commissione Europea per annullare la clausola di riservatezza contenuta nel nuovo regolamento sulle informazioni relative alle emissioni degli autoveicoli.

Approvato il 7 giugno, il testo prevede che le aziende forniscano informazioni alle autorità di omologazione circa il funzionamento dei sistemi impiegati per il controllo delle emissioni, eventuali variazioni e i relativi impatti sugli inquinanti emessi. Il problema è che queste informazioni devono rimanere riservate, grazie ad una clausola che alimenta i più forti sospetti sul reale obiettivo di questo documento: l’effetto, a pensar male, potrebbe essere esattamente opposto alle intenzioni dichiarate. La clausola di riservatezza potrebbe infatti legalizzare la collusione già dimostrata fra omologatori nazionali e case automobilistiche, mettendo una benda sugli occhi di autorità terze e organizzazioni della società civile.

 

>> Leggi anche: Emissioni diesel, pagheranno i cittadini le colpe dell’Italia? <<

 

Proprio per ristabilire la possibilità di un controllo indipendente, ClientEarth ha fatto causa a Bruxelles davanti alla Corte di Giustizia. La richiesta al supremo tribunale dell’UE. Ritengono è di ordinare il ritiro di questa disposizione, perché ritenuta in violazione delle leggi comunitarie in materia di accesso alle informazioni ambientali, oltre che della Convenzione internazionale di Aarhus, che garantisce l’accesso del pubblico a questo genere di atti.

Il CEO di ClientEarth, James Thornton, ha dichiarato che «il dieselgate ci ha mostrato che non potevamo fidarci di queste autorità nazionali per proteggere il pubblico. I livelli illegali di inquinamento atmosferico nelle città sono in gran parte dovuti ai veicoli diesel. Un inciucio tra produttori e autorità è il contrario di quel che serve per rassicurare il pubblico sul fatto che l’industria ha imparato la sua lezione dopo lo scandalo».

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