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Ondate di calore negli oceani devastanti come incendi sulla terra ferma

ondate di calore oceano mareIn pochi giorni, le temperature estreme cancellano habitat delicati come barriere coralline e foreste di alghe

 

(Rinnovabili.it) – Le ondate di calore negli oceani sono devastanti esattamente come i grandi incendi sulla terra ferma: sempre più frequenti e prolungati nel tempo, questi fenomeni mettono a rischio animali ed ecosistemi delicati come le barriere coralline e le foreste di kelp.

Una ricerca condotta presso la Marine Biological Association di Plymouth, nel Regno Unito, ha posto per la prima volta l’attenzione sull’impatto delle ondate di calore sugli oceani ovvero i periodi di 5 o più giorni consecutivi con temperature molto al di sopra delle medie: i ricercatori hanno scoperto una maggiore frequenza del fenomeno, aumentate del 50% nel trentennio 1986 – 2016 rispetto al periodo di riferimento 1925 – 1954. Il picco negli ultimi anni, con un numero di eventi di calore estremo in mare triplicato rispetto al periodo di riferimento.

 

Secondo gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change, l’effetto delle ondate di calore sarebbe del tutto paragonabile a quello degli incendi a terra: larghe porzioni di foreste sottomarine vengono annientate in pochi giorni a causa delle temperature estreme; coralli, foreste e prati di alghe vengono danneggiati in maniera irreparabile con inevitabili conseguenze sulla presenza di fauna ittica.

 

Il team di ricercatori ha analizzato 116 studi scientifici su 8 casi conclamati di ondate di calore marine occorse negli ultimi anni, dal Ningaloo Niño che colpì l’Australia nel 2011 alla bolla di caldo anomalo che ha gravitato sul nord est del Pacifico dal 2013 al 2016: “Questi fenomeni hanno avuto un impatto molto negativo su una vasta gamma di organismi, dal plancton agl’invertebrati fino ai pesci, i mammiferi e persino gli uccelli acquatici”, ha spiegato Dan Smale, tra gli autori della ricerca presso la Marine Biological Association.

 

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L’innalzamento delle temperature medie dei mari rende ancora più devastante l’effetto delle ondate di calore improvvise: i ricercatori di Plymouth hanno disegnato una mappa di siti a rischio a causa del concorrere di altri fattori di stress quali appunto temperature in aumento, inquinamento o eccessivo sfruttamento della pesca.

La rapidità con cui si propagano le ondate di calore non lascerebbe scampo nemmeno ai pesci più rapidi, quelli capaci, in teoria, di spostarsi alla ricerca di acque fredde.

 

Gli effetti delle temperature estreme sulla salute del mare sono al centro di diversi studi pubblicati nell’ultima settimana: una ricerca della American Association for the Advancement of Science (AAAS) spiegava che il riscaldamento oceanico causa la diminuzione del 4% di aree in cui è possibile catturare pesce in maniera sostenibile (ma la percentuale sale tra il 15% e il 35% in determinate regioni). Sulla stessa scorta, uno studio pubblicato su Science Advance a fine febbraio sostiene che il contenimento del rialzo delle temperature entro i 2° C così come stabilito dall’accordo di Parigi permetterebbe di salvare 10 milioni di tonnellate di pescato ogni anno.

 

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