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Ombrina Mare: la Conferenza dei Servizi rinvia la decisione

Ombrina Mare sit-in al MiSE contro le trivelle in Adriatico 4

 

(Rinnovabili.it) – La protesta dei movimenti che si battono contro il progetto Ombrina Mare provoca il rinvio della Conferenza dei Servizi che doveva deciderne le sorti, e dalla quale i sindaci abruzzesi sono stati esclusi. Forse un po’ enfatica come interpretazione, sta di fatto che tra le mura del Ministero dello Sviluppo economico, dove ha avuto sede la riunione, non si è giunti a una decisione. Secondo quanto scrive il Coordinamento NoTriv sulla propria pagina facebook, è stata «decisiva la strategia messa in campo dai Comuni che hanno fatto valere il motivo del mancato deposito della documentazione da parte della società Rockhopper affinché potessero esprimere il proprio parere».

Intorno al palazzo, in mattinata, si sono radunati circa 500 attivisti del Popolo del 23 maggio. Sono arrivati con i pullman direttamente dall’Abruzzo, per difendere il mare Adriatico dalle trivelle con un sit-in di protesta partecipato anche da gruppi politici, ambientalisti e reti romane come il Movimento per l’acqua bene comune. L’intento era comunicare la contrarietà della regione alla ricerca degli idrocarburi nel proprio mare. La controproposta del movimento è dar vita, dopo 14 anni di attesa, al un Parco nazionale della costa teatina, ma il governo sembra deciso a consegnare l’area alla compagnia petrolifera britannica Rockhopper. Per questo, il Coordinamento No Ombrina ha criticato Palazzo Chigi, «proteso a promuovere esclusivamente gli affari dei petrolieri. L’economia diffusa, quella che produce lavoro e distribuisce ricchezza, deve capitolare, secondo il governo Renzi, davanti agli interessi delle lobby». Se la Conferenza dei Servizi avesse approvato il progetto, i lavori sarebbero potuti iniziare subito, e al Popolo del 23 maggio non sarebbe rimasta che la strada del ricorso al Tar.

 

Ombrina Mare sit-in al MiSE contro le trivelle in Adriatico 2Il progetto Ombrina Mare prevede la trivellazione di 6 pozzi di petrolio a soli 6 km dalla riva e l’ancoraggio di una nave desolforante a 9 km dalla costa dei trabocchi per 24 anni. Il territorio è parte della Riserva naturale regionale della costa teatina. Secondo le stime, il giacimento di Ombrina Mare dovrebbe produrre 40 milioni di barili di greggio e 6,5 miliardi di metri cubi di gas, estraendo a 20 metri di profondità. Ma si tratta di un petrolio di scarsa qualità, ricco di impurità sulfuree e dunque a maggiore intensità carbonica. Inoltre, i dati non aiutano i difensori del progetto: se l’Italia ha consumato circa 450 milioni di barili di petrolio nel 2014 (dati dell’Unione petrolifera Italiana), il greggio estratto per 24 anni dall’Ombrina Mare potrebbe soddisfare i consumi interni appena per un mese.

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