https://www.youtube.com/watch?v=RI7es73vC4s
(Rinnovabili.it) – Quasi metà dell’olio di palma venduto sul mercato arriva da piantagioni dove viene sfruttato il lavoro minorile. È la pesante accusa che lancia Amnesty International dopo aver verificato sul campo le condizioni di lavoro nelle piantagioni della Wilmar nelle isole di Kalimantan e Sumatra, in Indonesia. L’azienda controlla il 43% del mercato mondiale dell’olio di palma, dalla coltivazione delle palme da olio alla trasformazione del prodotto alla messa in commercio. Tra i suoi clienti principali figurano 9 delle principali multinazionali tra cui Unilever, Nestle, Kellogg e Procter & Gamble.
L’olio di palma proveniente da quelle piantagioni viene usato in prodotti come i gelati Magnum, il dentifricio Colgate, i cosmetici Dove, la zuppa Knorr, i KitKat, lo shampoo Pantene. “Sebbene abbiano promesso ai consumatori che non c’è sfruttamento nelle loro filiere dell’olio di palma, i grandi marchi continuano a trarre profitti da abusi agghiaccianti”, osserva Maghna Abraham di Amnesty, che ha lavorato al report della Ong con più di 120 interviste sul campo ai lavoratori.
L’inchiesta ha confermato che nelle piantagioni lavorano in condizioni spaventose bambini anche di 8 anni, con turni massacranti, paghe infime e in assenza delle più elementari norme di sicurezza. Anche se l’Indonesia ha leggi restrittive sullo sfruttamento del lavoro minorile, reato che prevede pene dure, secondo l’Ong il governo non si impegna affatto nel farle rispettare. Oltre ai bambini anche molte donne sono costrette a lavorare senza assicurazioni sanitarie e per 2,5 dollari al giorno. Molti lavoratori vengono intossicati dal paraquat, una sostanza chimica usata nelle piantagioni nonostante sia stata vietata dalla stessa Wilmar.
Messe di fronte a queste violazioni dei diritti umani, le multinazionali negano di essere in alcun modo coinvolte. Nestlé – che usa olio di palma fornito da Wilmar nel 10% dei suoi prodotti – afferma che la sua filiera non è toccata dal problema, senza tuttavia fornire prove a discarico. Procter & Gamble invece assicura di star lavorando con i fornitori per verificare eventuali violazioni di diritti umani.
La risposta delle autorità indonesiane, invece, è decisamente diversa. Un portavoce dell’Associazione indonesiana dell’olio di palma afferma che nessuna azienda assumerebbe consapevolmente lavoratori minorenni, ma che sarebbero i bambini stessi a mettersi a disposizione. Il quadro che emerge è quello di un’assoluta mancanza di sostenibilità sociale nella filiera: “Se i bambini vogliono aiutare i loro genitori, le aziende non possono impedirlo”, insiste.