Un rapporto di Amnesty International rivela che la filiera di Wilmar, colosso dell'olio di palma, sfrutta il lavoro minorile e abusa dei diritti umani
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(Rinnovabili.it) – Quasi metà dell’olio di palma venduto sul mercato arriva da piantagioni dove viene sfruttato il lavoro minorile. È la pesante accusa che lancia Amnesty International dopo aver verificato sul campo le condizioni di lavoro nelle piantagioni della Wilmar nelle isole di Kalimantan e Sumatra, in Indonesia. L’azienda controlla il 43% del mercato mondiale dell’olio di palma, dalla coltivazione delle palme da olio alla trasformazione del prodotto alla messa in commercio. Tra i suoi clienti principali figurano 9 delle principali multinazionali tra cui Unilever, Nestle, Kellogg e Procter & Gamble.
L’olio di palma proveniente da quelle piantagioni viene usato in prodotti come i gelati Magnum, il dentifricio Colgate, i cosmetici Dove, la zuppa Knorr, i KitKat, lo shampoo Pantene. “Sebbene abbiano promesso ai consumatori che non c’è sfruttamento nelle loro filiere dell’olio di palma, i grandi marchi continuano a trarre profitti da abusi agghiaccianti”, osserva Maghna Abraham di Amnesty, che ha lavorato al report della Ong con più di 120 interviste sul campo ai lavoratori.
Messe di fronte a queste violazioni dei diritti umani, le multinazionali negano di essere in alcun modo coinvolte. Nestlé – che usa olio di palma fornito da Wilmar nel 10% dei suoi prodotti – afferma che la sua filiera non è toccata dal problema, senza tuttavia fornire prove a discarico. Procter & Gamble invece assicura di star lavorando con i fornitori per verificare eventuali violazioni di diritti umani.
La risposta delle autorità indonesiane, invece, è decisamente diversa. Un portavoce dell’Associazione indonesiana dell’olio di palma afferma che nessuna azienda assumerebbe consapevolmente lavoratori minorenni, ma che sarebbero i bambini stessi a mettersi a disposizione. Il quadro che emerge è quello di un’assoluta mancanza di sostenibilità sociale nella filiera: “Se i bambini vogliono aiutare i loro genitori, le aziende non possono impedirlo”, insiste.