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Olio di palma: i produttori banchettano con l’Africa

Olio di palma i produttori banchettano con l’Africa-

 

(Rinnovabili.it)  – I governi svendono la terra al miglior offerente, e se ci vive qualcuno lo si caccia senza fronzoli e senza indennizzi. Si fa di tutto in Africa per accontentare i produttori di olio di palma. La domanda mondiale in forte crescita, unita allo spazio limitato per l’espansione del settore in Asia, hanno portato hanno spinto i grandi businessman del settore ai confini del continente nero. Le aziende stanno scommettendo forte anche su un’esplosione della domanda, nell’Unione europea, di olio di palma come biocombustibile. In questo caso, l’Africa sarebbe la regione più vicina dalla quale rifornirsi.

 

I produttori vengono accolti in Africa a braccia aperte. Governi bramosi di investimenti esteri stanno facendo a gara per firmare accordi, offrendo alle aziende terre a basso costo ed esenzioni fiscali nella speranza di raccattare qualche posto di lavoro e un po’ di sviluppo economico.

I politici si trovano alle prese con la scelta tra crescita e conservazione, pecunia e coscienza, sempre però preferendo la prima a scapito della seconda. Il ministro delle finanze della Liberia, Amara Konneh, ha detto che il Paese è «preoccupato per le conseguenze ecologiche, ma dobbiamo far crescere l’economia. Dobbiamo creare posti di lavoro per la nostra gente. Farlo in maniera sostenibile sarà la nostra battaglia».

La Nigeria era già l’anno scorso il quarto produttore di olio di palma, secondo la US Food and Agriculture Organisation. Con una produzione totale di 960.000 tonnellate si colloca ancora ben dietro l’Indonesia, primo produttore mondiale con 28,4 milioni di tonnellate. Ma questa cifra salirà non appena inizierà la produzione nelle nuove piantagioni.

 

Olio di palma i produttori banchettano con l’Africa

 

Gran parte della terra nei Paesi africani è di proprietà dello Stato, così i governi stanno distribuendo vaste aree alle società senza compensazioni per le persone che vivono e lavorano su di esse. Winnie Overbeek, coordinatrice internazionale del Movimento Mondiale Rainforest, spiega: «A volte c’è un risarcimento per le colture che perdute, ma non per la terra. Normalmente le comunità hanno il diritto di coltivarla, ma non ne sono proprietarie».

Trasformando i terreni agricoli in aree destinate a monocoltura della palma da olio, queste zone stanno perdendo la capacità di produrre il cibo per il proprio sostentamento. Le piantagioni stanno portando a una deforestazione su larga scala, e impattano sulle riserve d’acqua. La palma da olio ne ha bisogno, e quando si incontrano aree ben fornite, ricche di biodiversità e fonti di sostentamento per le comunità locali, è necessario drenarle. Le risorse idriche, inoltre, vengono contaminate dai pesticidi utilizzati nelle piantagioni. Le attività della statunitense Herakles Capital in Camerun (70 mila ettari di foresta rasi al suolo grazie a un accordo del 2009 con il governo) forniscono un chiaro esempio dei rischi di questa nuova ondata di acquisizioni agricole in Africa, e la crescente opposizione che si trovano ad affrontare.

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