(Rinnovabili.it) – Una sentenza storica ieri ha visto trionfare l’ambientalismo in Olanda: un giudice dell’Aja ha dato ragione a 900 cittadini che avevano denunciato il governo per l’immobilismo nelle attività di mitigazione del clima. Il verdetto, che ha fatto il giro del mondo, spiega che lo Stato deve «garantire che le emissioni al 2020 saranno almeno del 25% più basse rispetto al 1990».
La Fondazione Urgenda, gruppo ambientalista che ha sporto querela per conto dei cittadini, ha dichiarato che il governo ha il dovere di proteggere la cittadinanza contro i pericoli incombenti, compresi gli effetti del cambiamento climatico su un territorio prevalentemente pianeggiante, minacciato dall’innalzamento del livello del mare.
La lettura della sentenza è stata accompagnata da scroscianti applausi nell’aula gremita. Una pietra miliare che crea un importante precedente: qualsiasi nazione che non contrasta i mutamenti del clima, potrebbe essere accusata di violare i diritti umani. Attivisti per l’ambiente e il clima stanno già preparando una causa simile in Belgio, e altre se ne potrebbero aggiungere in futuro, creando un vero e proprio effetto domino.
I Paesi Bassi sono attualmente sulla buona strada per ridurre le emissioni di carbonio del 14-17% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. Troppo poco per raggiungere l’obiettivo dei 2 °C fissato dalle Nazioni Unite. Ecco perché la corte ha ordinato al governo di ridurre le emissioni del 25% almeno, un target più aggressivo che richiederà nuovi sforzi. Non basterà nemmeno la chiusura delle centrali a carbone e l’installazione nuovi parchi eolici off shore già previsti dall’esecutivo. Gli ambientalisti, tuttavia, chiedevano riduzioni almeno del 40% per essere in linea con le previsioni della scienza del clima. Il governo, invece, aveva promesso il 17%. La corte ha deciso per il 25%, un target che comunque fa contenti i querelanti e mette la politica in difficoltà.
La denuncia è stata presentata due anni fa, nel 2013, anno in cui le fonti rinnovabili soddisfacevano soltanto il 4,5% della domanda di energia, mettendo il Paese in difficoltà rispetto al suo obiettivo del 14% al 2020, e fotografando una situazione parecchio in ritardo rispetto a vicini illustri, come Germania e Danimarca.