La scossa di magnitudo 5,6 è la più forte mai registrata, insieme a un terremoto del 2011. La governatrice dello Stato ha ordinato la chiusura di 35 pozzi di smaltimento di acque reflue della fratturazione idraulica
(Rinnovabili.it) – E’ stata una delle scosse più potenti mai registrata in Oklahoma, quella che ha colpito sabato 3 settembre la zona di Pawnee. Il sisma di magnitudo 5,6 è avvenuto a una profondità di appena 4,5 km secondo i dati registrati dallo Us Geological Survey ed è stato avvertito anche in altri Stati vicini dal South Dakota al Texas. L’evento tellurico ha eguagliato il precedente più forte, che risaliva al 2011. E tornano sotto accusa le attività legate al fracking, che negli ultimi anni hanno fatto tremare il West americano come mai prima d’ora.
È solo l’ultimo campanello d’allarme che la terra sta lanciando e la dice lunga sul reale impatto ambientale dello sfruttamento di gas di scisto e sabbie bituminose. Questa volta, se possibile, il terremoto è stato anche più virulento che in passato. Testimoni riferiscono che la scossa è durata almeno un minuto, ben più della solita manciata di secondi. La governatrice Mary Fallin ha emesso subito un’ordinanza che obbliga 35 pozzi di smaltimento delle acque reflue della fratturazione idraulica a chiudere immediatamente, sparsi su un’area di 500 miglia quadrate.
Ma da allora poco o nulla è cambiato. I siti dei pozzi sono stati inseriti nelle mappe del rischio sismico nel marzo scorso, ma l’industria dello shale è tutt’altro che in fase di frenata complici anche i posti di lavoro creati: solo in Oklahoma contano per il 25% del totale. Circa 1,5 miliardi di barili di acque reflue sono stati smaltiti sotto terra in Oklahoma lo scorso anno.
Nel frattempo la situazione sismica peggiora. L’Oklahoma oggi trema a un ritmo 600 volte maggiore di quello precedente il 2008, in media 2,5 scosse al giorno superiori ai 3 gradi di magnitudo. Storicamente, il quell’area il livello 3 veniva superato solo due volte l’anno: negli ultimi due, invece, l’asticella ha fatto un balzo in avanti. Basti pensare che il numero di terremoti del 2014-2015 è quasi pari a quello registrato per l’intero millennio precedente.