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OGM: tra Strasburgo e Bruxelles è scontro istituzionale

Il Parlamento europeo boccia la proposta della Commissione sulle importazioni di OGM. Ma l’esecutivo si rifiuta di scriverne un’altra

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(Rinnovabili.it) – È scontro istituzionale in Europa dopo che ieri il Parlamento europeo ha bocciato la proposta della Commissione di una nuova legge sulle importazioni di alimenti e mangimi OGM. Gli eurodeputati hanno votato la risoluzione presentata dal relatore Giovanni La Via (Ppe) con 577 voti a favore, 75 contrari e 38 astensioni. Il motivo risiede nella preoccupazione che la legge potrebbe rivelarsi inapplicabile, o reintrodurre i controlli alle frontiere tra Paesi favorevoli e contrari all’import di prodotti transgenici.

«Il voto di oggi ha dato un chiaro segnale alla Commissione europea – ha dichiarato La Via – Negli ultimi mesi, serie preoccupazioni sono state espresse in merito alla mancanza di qualsiasi valutazione di impatto, la compatibilità della proposta con il mercato unico e la sua effettiva possibilità di realizzazione. Non conteneva alcuna valutazione delle conseguenze potenziali o di altre opzioni disponibili».

La nuova normativa era stata resa pubblica lo scorso aprile, ma con questa bocciatura il Parlamento europeo chiede a Bruxelles di scriverne un’altra, meno scivolosa. La Commissione europea, però, non ha intenzione di fare marcia indietro: il Commissario per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, ha detto che l’esecutivo comunitario non ritirerà la proposta legislativa, che sarà discussa dai ministri dell’Unione europea.

 

OGM tra Strasburgo e Bruxelles è scontro istituzionale

 

Il testo ricalcava la struttura della legge, anch’essa nuova e invece approvata proprio ad aprile, sulla coltivazione di OGM. Con qualche restrizione, quest’ultima permette agli Stati membri di esercitare un diritto di opt out, vietando la semina di colture geneticamente manipolate sul proprio territorio. Tuttavia, mentre la coltivazione avviene necessariamente nel territorio di uno Stato membro, il commercio degli OGM ne valica i confini. Ciò significa che un divieto locale di vendita o «uso» – nella definizione vaga della Commissione europea – potrebbe essere difficile o impossibile da far rispettare senza reintrodurre controlli alle frontiere sulle importazioni. Una misura che va contro il sistema di mercato unico impostato dall’Unione, basato sulla libera circolazione delle merci in tutti gli Stati membri, ed è in conflitto anche con gli accordi presi in sede Wto. Questo problema preoccupa una parte degli eurodeputati – verdi e sinistra – contrari alla nuova legge proposta dalla Commissione, perché non fornisce sufficienti garanzie di fermare i prodotti transgenici.

La larga intesa Ppe-S&D, invece, ha votato contro per un altro motivo: ritiene che tornare ai controlli transfrontalieri sui prodotti significhi penalizzare gli allevatori, lobby molto potente in Europa. Se uno Stato decidesse di vietare in toto le importazioni di OGM, infatti, la categoria dovrebbe nutrire gli animali con mangimi non transgenici che costano di più. Ad oggi, l’80% della soia con cui vengono nutriti gli animali degli allevamenti è OGM.

 

Se lo scontro fra poteri non porterà Bruxelles a redigere una nuova bozza di legge, potrebbe restare in vigore il sistema attuale, che in caso di assenza di una maggioranza qualificata nel Consiglio Ue provoca l’approvazione automatica dei prodotti biotech da parte della Commissione, basata sul parere favorevole dell’EFSA. È già successo nel caso dei 58 OGM attualmente autorizzati nell’Unione per il consumo umano e animale, che comprendono mais, cotone, soia, colza e barbabietola da zucchero. Altri 58 sono in attesa di autorizzazione, e presto potrebbero entrare nel mercato europeo senza che la politica abbia i mezzi per dare indicazioni. Infatti, la maggioranza qualificata non è stata mai raggiunta su questa materia in passato.